30 novembre 2006
                                                     A CURA DI DARIO ASPESANI


Oggi non ci occupiamo di musica, bensì, di un personaggio che ha poco a che fare con la musica caraibica, ma molto con i Caraibi.

Ernest Miller Hemingway nasce a Oak Park, nell’Illinois, il 21 luglio del 1899, alle otto del mattino. Suo padre, Clarence Edmonds Hemingway, era un medico di soli ventotto anni, collezionista di monete, francobolli, cimeli indiani, animali impagliati, appassionato di caccia e pesca ed eccellente cuoco. Sua madre, invece, Grace Hall, era un contralto che, abbandonata la carriera operistica a causa di alcuni disturbi alla vista, si era dedicata alle lezioni di musica a domicilio e, più tardi, alla pittura. La famiglia di Hemingway era agiata, di religione protestante. I rapporti tra i genitori non furono mai buoni: il padre era un uomo fragile e severo, mentre la madre mostrava un carattere ambizioso e dominatore. Hemingway e i suoi cinque fratelli, di cui era il secondogenito, vissero la loro infanzia fra i continui litigi dei genitori sull’educazione dei figli e la gestione del patrimonio familiare.

Hemingway si diplomò nel 1917 alla Oak Park High School, dove la sua inclinazione e il suo talento per le lettere vennero presto notati e incoraggiati da alcuni insegnanti. Mentre sua madre, Grace, avrebbe voluto per il figlio una carriera da violoncellista, il giovane Hemingway si mostrava incline alle stesse passioni che il padre gli aveva trasmesso: l’amore per la caccia, la pesca e la vita all’aria aperta. Lasciò l'università per la scuola di giornalismo.

Nell’ottobre del 1917 venne assunto come cronista dal «Kansas City Star», ma l’intervento degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale lo stimolarono a offrirsi volontario per combattere in Europa. Verrà tuttavia riformato a causa di un difetto alla vista e, lasciato lo «Star», nel 1918 si arruolerà, insieme con un amico, come autista di ambulanze della Croce Rossa. Quella stessa estate, dopo la traversata dell’Atlantico e brevi soste a Parigi e Milano, si era trovato sul fronte italiano. A Fossalta di Piave, in particolare, dopo essere stato colpito e ferito dalle schegge di un proiettile, finì in un ospedale milanese dove rimase per tre mesi subendo numerose operazioni alla gamba. Qui si innamorò di Agnes Hannah von Kurowsky, un’infermiera americana di origine tedesca. La ragazza, tuttavia, respinse la domanda di matrimonio di Hemingway il quale, ritiratosi dalla Croce Rossa, decise di ritornare a combattere nell’esercito italiano fino all’armistizio. 

 

Riattraversato l’oceano e nel 1919 sbarcò negli Stati Uniti dove venne trionfalmente accolto dalla stampa ed elogiato per il suo coraggio e la resistenza al dolore. Tuttavia, così come molti altri reduci, anche Hemingway, dopo la guerra, aveva stentato a riadattarsi alla vita civile. Per questo motivo, sembra che avesse prese a soffrire di insonnia e a bere per combatterla. Leggeva moltissimo e di tutto. Proprio durante quell’estate, tra gite ed escursioni nei boschi del Michigan, riprese a scrivere racconti. Sua madre, però, scontenta di questa passione, tentò a più riprese di osteggiarla finché, su invito di un amico del padre, lo scrittore non accettò di stabilirsi a Toronto. Dal 1920 diventò un collaboratore del «Toronto Star», scrivendo una dozzina di articoli in tre mesi. Stabilitosi a Chigago, collaborò con una rivista di settore, che poi decise di abbandonare dopo aver conosciuto e sposato, il 3 settembre del 1921, Elizabeth Hadley Richardson, una ragazza di St. Louis, orfana di entrambi i genitori e più grande di lui di otto anni.

 

Con l’aiuto economico della moglie e alcune lettere di presentazione di Sherwood Anderson a Gertrude Stein, Lewis Galantiére, Sylvia Beach ed Ezra Pound, Hemingway partì per l’Europa e, nel febbraio del 1922, riprense a collaborare con il «Toronto Star». Per questo giornale seguì grandi eventi internazionali: la guerra greco-turca e la pace di Losanna. Quando, poi, invitò la moglie a raggiungerlo, accade un avvenimento assai strano: Elizabeth smarrì, o le furono rubati, tutti i manoscritti del marito.

 

Nel 1923 a Parigi uscì il primo libro di Hemingway, Three Stories e Two Poems. Il 10 ottobre dello stesso anno nacque il suo primo figlio, John Hadley Nicanor, soprannominato Bumby. A Parigi, in questo periodo, ebbe modo di scrivere racconti e pubblicare poesie su una rivista tedesca. All’inizio del 1925 l’editore americano Horace Liveright accettò di stampare il suo secondo libro dal titolo In Our Time. Nell’ottobre del 1926 uscì Fiesta dopo che, con la pubblicazione di Torrenti di Primavera, Hemingway aveva interrotto i rapporti con Liveright, per poter passare ad un altro editore. Nel 1927 vennero pubblicati i racconti che diedero conferma delle doti letterarie di Hemingway: Men without woman. Durante lo stesso anno lo scrittore aveva divorziato da Elizabeth Hadley per sposare una ricca amica della moglie che lavora nella redazione parigina di «Vogue»: Pauline Pfeiffer.

 

Dal 1928 al 1939, dopo essere tornato negli Stati Uniti insieme alla moglie, passò il suo tempo scrivendo, pescando e cacciando in Florida. Lo stesso anno, dopo la nascita del suo secondogenito, Patrick, che aveva messo a repentaglio la vita di Pauline, suo padre morì suicida sparandosi un colpo alla testa. Nel 1929 uscì Addio alle armi. Nel 1931 nacque il terzo figlio di Hemingway, Gregory Hancock, mentre lo scrittore stava preparando Morte nel pomeriggio, Winner Take Nothing e Verdi colline d’Africa, che uscirono rispettivamente nel 1932, 1933 e 1935. Nel 1936 scoppiò la guerra di Spagna. Hemingway partì nel 1937 come corrispondente di guerra della «North American Newspaper Alliance», dopo aver compiuto il suo Avere e non avere, che venne poi pubblicato l’anno seguente, insieme a The Fifth Column and the First Forty Nine Stories. È in Spagna che Hemingway iniziò una relazione con Martha Gellhorn, giornalista e romanziera che nel 1940, dopo il divorzio da Pauline (per abbandono del tetto coniugale), divenne la sua terza moglie.

 

L’autore si stabilì a Cuba con Martha e scrisse Per chi suona la campana, che uscì nel 1940. La seconda guerra mondiale lo vide dapprima in Estremo Oriente, insieme a Martha, come corrispondente di guerra, poi al comando del suo Pilar, un panfilo trasformato in battello antisommergibili e, infine, in Europa, al seguito dell’esercito americano. Finita la guerra e ottenuto il divorzio da Martha Gellhorn, Hemigway, sposò una giornalista americana, Mary Welsh, e tornò anche alla sua attività di scrittore. Nel 1950 uscì “Di là dal fiume e gli alberi” e nel ’52 Il vecchio e il mare. L’anno dopo Hemingway vinse il Premio Pulitzer e, nel 1954, dopo un incidente aereo nel quale fu ritenuto morto, il Nobel per la letteratura. Nonostante i vari riconoscimenti e successi, per Hemingway cominciaro anni di crisi esistenziale. Per questo interruppe la stesura delle sue memorie, il postumo Festa mobile, e la revisione di un romanzo cominciato nel 1946, Il giardino dell’Eden, per fare il suo ultimo viaggio in Europa, dal quale scaturì anche un libro intitolato Un’estate pericolosa.

 

 

Nel 1960 Hemingway venne ricoverato in una clinica del Minnesota. I suoi disturbi nervosi erano sempre più gravi, tanto che i medici si decisero a ricorrere all’elettrochock, che gli causò una perdita di memoria, vera tragedia per lo scrittore. Guastatisi i suoi rapporti con la Cuba di Fidel Castro, l’autore tornò a stabilirsi a Ketchum, nell’Idaho, dove la moglie riuscì a sventare un primo tentativo di suicidio dello scrittore. Poco più tardi in una bella domenica di sole del 2 luglio 1961, quasi sessantaduenne, Hemigway si alzò di buon mattino, afferrò uno dei suoi fucili da caccia, come per pulirlo...

 

 

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29 novembre 2006

                                        A CURA DI DARIO ASPESANI

Ricardo Maldonado (Richie Ray) nasce il 15 febbraio 1945 a Brooklyn da genitori portoricani.

Fu attribuito a lui un soprannome molto importante “Rey de la Salsa”. Questo appellativo gli venne dato perché egli, abile pianista e compositore fu uno dei primi a porre in pratica, “in giro per locali” e poi sui dischi, questo nuovo genere musicale denominato Salsa. Era il 1965.

Ray ebbe un partner memorabile che lo affiancò per circa 25 anni: il cantante Bobby Cruz.

Ray cominciò a suonare il piano all’età di 7 anni. Si perfezionò presso il conservatorio di Brooklyn e poi alla scuola superiore d’arte “Julliard School”. Nel 1957 era bassista in un gruppo formato dal suo futuro partner musicale: Bobby Cruz. Insieme a Bobby sperimentarono alcune varianti Newyorkesi del Cha cha cha di Enrique Jorrin (violinista cubano ed ipotetico inventore del Cha cha cha nelle “bettole” Habanere), nonché il latin jazz.

Nel 1964 si dedica anima e corpo alla sua band latina ed incide il suo primo album dal titolo “Ricardo Ray arrives” edito dalla Fonseca Records.

A mio avviso la svolta vera e propria la troviamo già nel 1967 con quello che io definisco il miglior disco di salsa di tutti i tempi “Jala Jala Bogaloo”.

Nel 1970 arriva a Puertorico, alcuni dicono per concerti, altre fonti invece parlano di affetti personali (legati chiaramente ai vari parenti che aveva sull’isola). Poco dopo apre un Night Club proprio a San Juan dove la musica la “faceva da padrona”.

Dal 1970 al 1980 sia Ray che Bobby incidono dischi per conto della Vaya records (una divisione della Fania Records). Cominciano a scrivere per loro autori celebri come Ruben Blades (stesso autore che scrisse molti brani per Hector Lavoe) ed altri.

Come tutti i cantanti anche Richie, precisamente nel 1974, comincia ad avere problemi legati all’alcool ed alle droghe. Ma stranamente nell’agosto di quell’anno cambia vita professandosi Cristiano Evangelico. Sicuramente, se Cruz non si fosse convertito anch’esso a tale religione, molto probabilmente, non avrebbero continuato a collaborare musicalmente. (Sulla suddetta questione molte fonti sia statunitensi che ispaniche parlano chiaro).

La sua musica cambiò dal punto di vista spirituale, ora era diventata un mezzo per attrarre giovani proseliti, non più fans che compravano dischi per la “poco nobile” causa…discografica. Singoli come “Juan en la ciudad” oppure “El rey David” ecc. sono un tipico esempio.

Oggi giorno Ray e Bobby sono pastori protestanti e prestano il loro servizio in una ventina di chiese tra puertorico e N.Y. Fonda una propria etichetta discografica dedicata alla musica cristiana la “Salvation label”.

Li ritroviamo sia nel 1991 che nel 1999 in concerti e produzioni discografiche tipo “sonido bestial” 1999.

Discografia Ricardo Ray:

 
 

Al Ritmo del Piano (2003)
Salsa y Latin Jazz (2001)
Lo Nuevo y Lo Mejor (2001)
Un Sonido de la Bestia (2000)
Tu Alumbras Mi Ser (2000)
Recuerdos, Vol 2 (2000)
Recuerdos, Vol 1 (2000)
Más Que Vencedores (2000)
Maravilloso (2000)
En Familia (2000)
A Su Nombre Gloria (2000)
Mambo Tata (1999)
Mas Duro Que Antes (1998)
Orquesta Experimental Sonido Bestial (1996)
Lo Mejor de Ricardo Ray & Bobby Cruz (1994)
El Diferente (1993)
Amor en la Escuela (1993)
Ricardo Ray Presenta A "La Vimari" (1992)
On the Scene with Ricardo Ray [Disco Hit] (1990)
Para Ti Columbia, Adios a la Salsa (1987)
Los Inconfundibles (1987)
Los Aguilas (The Eagles) (1982)
Back to Back (1982)
Pinturas (1981)
El Sonido de La Bestia (1980)
De Nuevo los Durisimos (1980)
Renovando la Salsa (1979)
Viven (1977)
Reconstrucción (1976)
Felices Pascuas (1976)
10 Aniversario (1975)
Mi Mayoral (1974)
Un Sonido Bestial (1972)
Jammin' Live (1972)
Descarga el Bajo (1972)
Canta Para Ti (1972)
In Orbit (1971)
El Bestial Sonido de Richie Ray y Bobby Cruz (1971)
The Woodpecker in Orbit (1970)
Agúzate (1970)
Viva Ricardo (1969)
The Best of Ricardo Ray & Bobby Cruz (1969)
Los Durísimos y Yo! (1969)
Los Durisimos (The Strong Ones) (1969)
El Guaratoro (1969)
Agallu (1969)
Tin Marin, Mr. Trumpet Man, Iqui Con Iqui (1968)
Let's Get Down to the Real Nitty Gritty (1968)
Jala Jala y Boogaloo, Vol. 2 (1968)
Jala Jala y Boogaloo (1967)
Bomba Camara, 3 & 1 Mozambique (1967)
Se Soltó (On the Loose) (1966)
On the Scene with Ricardo Ray [Fonseca] (1966)
Mi Guaguanco, Theme (1966)
Jango, Here Comes Ritchie Ray, El Montuno De... (1966)
Comejen (1966)
En Fiesta Navideña (1965)
Comejen/Ricardo Ray Arrives (1965)
Ricardo Ray Arrives (1964)

 

 

 

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29 novembre 2006

                             A CURA DI DJ LOMITOS E DELLA REDAZIONE DI CARIBE WEEKEND
                 (www.caribeweekend.com)


Il cantante Fito Gress è nato all’ Havana Cuba il 7 dicembre del 1970. Ha cominciato a studiare la chitarra all’età di
12 anni, in seguito ha intrapreso un progetto dentro la musica rock, con un gruppo cubano, arrivando persino alla MTV americana.
A Cuba ha collaborato con cantanti di alto livello quali Angel Quinterno e Anabel Lopez, cominciando così la sua carriera di chitarrista professionista.
Nel anno 1994, scoperto da Gianni Minà, partì da Cuba per fare una tournee in tutta Italia accompagnando Augusto Enriquez, cantante del gruppo Moncada.
Si fermò in Italia per prendere parte al nascente progetto musicale Latino de LA BANDA DEL PUERTO", scoprendo anche l'amore per il canto e la composizione, fu infatti autore di tutti i testi dei loro brani e, insieme a gli altri componenti del gruppo anche compositore delle musiche.
Come non ricordare canzoni come Havana cola, Buenas noches Puerto Rico, Son montuno, o brani come i recenti singoli della Banda Del Puerto: “Tu Amor” e “Sin Ti”, con la grande interpretazione di Fito!
Grande performance anche nella versione bachata di “Yolanda”, canzone del grande maestro Pablo Milanés.
Fito Gress ha oggi una nuova Band composta da bravissimi musicisti chiamata “La Dura” con la quale è impegnato in una tournè mondiale per presentare il suo nuovo album che contiene la hit “Solo Por Ti”, una bellissima salsa che è stata concepita con tutti i presupposti per trasformarsi velocemente in una grande successo.

Questo nuovo singolo scritto da Fito piace fin dal primo ascolto. E’ una salsa molto ben articolata, non aggredisce all’ascolto, ma entra dolcemente e inesorabilmente nella testa con la sua accattivate melodia, dove la voce del cantante si spalma sulle note con delicatezza e armonia creando una piacevolissima sensazione.
La struttura del brano è tipicamente nello stile di Fito, introduzione morbida e avvolgente seguita da break musicali e ripartenze ritmiche e molodiche che caricano di dinamicità il brano. Fiati, chitarra, piano, voce e cori tutto perfettamente mixato in un’alternaza pulita e cristallina dove nemmeno “il tumbao” esce da questa perfetta quadratura.
Nel finale l’improvvisazione della voce solista è ben gestita e resa moderna sia dalla ritmica che dall’inserimento di piccole parti rap ben amalgamate e non troppo invasive.
Il testo di questa canzone è dedicato interamente alla bellissima Cuba, tributo alla propria terra che Fito a voluto regalare alla sua amata “Isla de la Musica”.

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28 novembre 2006
                                                       A CURA DI DARIO ASPESANI


Franco de Vita è considerato uno dei più grandi autori/cantanti del sudamerica.
Nasce a Caracas nel 1954 da genitori italiani. Abita, addirittura, in Italia per ben 10 anni, ma la sua famiglia, decide, in seguito di tornare in Venezuela. Nella capitale venezuelana, Franco si diploma in conservatorio e nel 1984 pubblica il suo primo album.
Nei giorni a seguire pubblicherò un'attenta recensione su di lui.

Oggi, invece, vi propongo qualcosa di insolito: il testo e gli accordi di "Te veo venir soledad" estratta dall'album "Nada es igual" del 1999. Per me questa resta una delle più belle canzoni mai scritte da Franco.
visita il suo sito: www.francodevita.com

Te veo Venir Soledad (Franco de Vita)   si ringrazia www.atame.org (la più grande banca dati di musica latina del mondo)
G         Em      Am
No me digas que
    D     G       Em     Am  
acabamos de comprender
         D         G      Em       Am  
que lo nuestro llegó a su final
         D     G         Em        Am
que sin mi tú puedes continuar
         D        G         Em  Am  D
Te veo venir, soledad.
1)
Y no me digas que
no merezco lo que recibí
y que yo nunca te comprendí
pero cuanto esperabas de mí
         D        Em         D 
Te veo venir, soledad.
 
Estr:
 
D                  G       Em      Am
Que las noches no tienen final
        D        G         C        D
Que la vida sin ti no me vale de nada
D            G        Em        Am      
Otro golpe para el corazón
        D      G            C       D       C
que dejaste tirado aquí en este rincón
        D          G     Em  Am  D
Te veo venir, soledad
 
1)
Y no me digas que
que algún día tal vez volverás
que por ahora no hay nada que hablar
muchas cosas, sí, para olvidar
Te veo venir, soledad
1)
Yo no te olvidaré
y no me importa si lo crees o no
Te necesito más de lo normal
lo siento si no lo supe expresar,
si no supe como demostrar,
            Am      D        E (sube) 
pero es la pura verdad...
 
Estr: 
 
E                   A      F#m      D
Que las noches no tienen final 
E                A         D      E
Que la vida sin ti no me vale de nada
E             A        F#m       D
Otro golpe para el corazón 
       E       A            D       E
que dejaste tirado aquí en este rincón.
 
Por un amor que se niega a morir
Por lo que tú más quieras, no lo dejes así
Que lo nuestro no puede acabar
Que es más fuerte de lo que podemos pensar
        D            E        A       F#m  D  E
Por eso... te veo venir, soledad
 
E  A           F#m      D
Y yo te esperaré
          E           A          F#m       D
toma el tiempo que quieras, da igual
            E        A      F#m        D
si quieres busca en otro lugar
           E           A        F#m       D
si lo encuentras, te puedes quedar
D         E        A       F#m
Te veo venir, soledad (x3)
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27 novembre 2006

                      A CURA DI DJ LOMITOS E DELLA REDAZIONE DI CARIBE WEEKEND (www.caribeweekend.com)


Victor Manuelle è un giovane salsero di trenta anni, che ha cominciato la sua carriera all'inizio degli anni '90, salendo sul palco a cantare con Gilberto Santa Rosa durante una festa studentesca, diventando poi suo allievo e amico. Una serie di canzoni trasmesse da tutte le radio come 'Dile A Ella', 'Mentiras', 'Así Es La Mujer' gli hanno permesso di vendere oltre un milione di dischi. Gli ultimi album nascono dalla collaborazione con Emilio Estefan che dice di lui: 'Victor Manuelle ha doti come il talento, l'onestà e la perseveranza, e sono sicuro che lo porteranno ad avere un successo mondiale'.

L’album d’esordio di Victor Manuell fu “Justo a Tiempo” del 1993, seguito da “ Solo Con tigo” nel 1994 dal quale emerse il singolo “Apiadate de mi “che ottenne un successo strepitoso. Nel 1996 uscì l’album intitolato “Victor Manuell” , un rifacimento in salsa di “Pensieri e Parole “ di Lucio Battisti, con successi del calibro di “Como una estrella” e “Hay que poner el alma”. Nel 1997 riconferma il suo talento con un nuovo lavoro “A pesar de todo” ; i suoi successi continuano con “Ironias “nel 1998, e “ Inconfundible”nel 1999. Nel 2001 un’altra cover di un classico della musica Italiana dà il titolo all’album “ Istinto y Deseo”. Nel 2003 un album strumentale “Le preguntava a la luna”.
La rinascita dei cantanti Portoricani in questo genere negli anni 90 dimostrò che i fanatici della salsa cercavano più che una bella faccia qualità, passione ed originalità. Victor ebbe la fortuna di avere come padrino una delle più grandi voci di Puerto Rico Gilberto Santa Rosa, e l’opportunità di perfezionare la sua arte collaborando agli inizi con artisti come Domingo Quiñones, Cheo Feliciano, Rey Ruiz, Pupy Santiago e Tito Allen.La sua dedizione all’arte e l’ affinamento delle sue doti di sonero furono e continuano ad essere fra i suoi più grandi attributi. Le sue improvvisazioni fatte nel formato tradizionale di decima, sono leggendarie.

 

 

Questo è uno dei principali motivi che separano Victor dal resto dei cantanti che interpretano il genere salsa.
Víctor Manuelle definito “El sonero de la juventud”, nel 2003 ottenne una nomination ad un Grammy e ad un Grammy Latino e le sue produzioni” Víctor Manuelle”,”A pesar de todo” e”Ironias”,hanno ottenuto numerosi dischi di platino,è la strada verso l’internazionalita’.La sua partecipazione alla cerimonia del tributo a Celia Cruz vicino a figure come Gloria Estefan e Marc Anthony e l'invito speciale alla Casa Bianca come parte delle celebrazioni del Mese della “ Erencia Hispana” negli Stati Uniti, sono una dimostrazione della nascita di una nuova stella.  

 

Nell’ultimo decennio , Víctor Manuelle si è trasformato in uno dei massimi talenti nell'ambito della musica tropicale. Egli possiede tutto il necessario: immagine, una meravigliosa voce e l'amore e la passione per la musica che ritroviamo all’interno di ogni canzone che scrive. Con “Traversìa” nel 2004 Victor si prepara alla conquista dell'universo della musica pop latina.
Questa produzione aumenta grandemente la notorietà di Víctor Manuelle . Travesía - un'ambiziosa produzione che consta di 12 temi in collaborazione col produttore Emilio Estefan e registrata negli studi Crescent Moon - è un grandioso trionfo per questo artista.    
Volevamo cercare una maniera di arrivare ad altri mercati senza dimenticarci della gente che conosce e ha appoggiato la mia musica tutto questo tempo", commenta l'interprete. “Io credo che la mia musica non debba limitarsi solo ad un segmento dell'America latina, penso che è importante che sia ascoltata in altri mercati a livello internazionale."   
Il primo singolo di Travesía, ha per titolo "Tengo Ganas" – ha una versione in salsa e una in ballata – e ha lasciato un’impronta profonda nella musica Latina. Scritta da Víctor Manuelle ed Emilio Estefan, la canzone dimostra la maturità e la forza che ha sviluppato il sonero come compositore, e racconta la storia di come un amore perso non permette né dà spazio a che un nuovo amore si metta sul suo cammino. “Tengo Ganas", è allo stesso tempo un'assoluta dimostrazione di un magistrale arrangiamento musicale dei fratelli Ricardo ed Alberto Gaitán, e un meraviglioso lavoro di equipe tra cori e musicisti. Infatti afferma Victor:
"Crescent Moon è più che una compagnia discografica, è come una famiglia", è gente che dà il meglio di sé quando lavora con un’artista, ti fanno sentire a casa, ed Emilio è un essere umano straordinario quando si butta in un progetto ci mette tutto il suo cuore”.

 

 

In “Traversìa” Manuelle ed Estefan combinano lo stile tipico del cantante con elementi della ballata pop e tropicale, con ritmi brasiliani e di reggae-pop.    
Víctor Manuelle in questo lavoro ha portato la sua interpretazione di salsa ad un livello ancora più alto, dal folcloristico tocco di "Pero Quien" al contemporaneo “ Te Propongo” e infine a "Si me preguntan" dove si respira un'aria simile ai classici degli anni 70 di Rubén Blades e Willie Colón. “ La nostra intenzione era regalare un ricordo di

quel periodo, ma allo stesso tempo aggiungere elementi moderni nel suono e nei testi.
Il mio genere è la salsa però allo stesso tempo desidero che la mia musica sia conosciuta anche in altri ambiti e quindi le ho dato un tocco diverso con colori differenti e un sentimento differente,per sorprendere tutto il mondo”,ha affermato Victor Manuelle.              
Il grande Sonero Victor Manuelle lascia un 2005 decisamente amaro a livello personale in quanto due grosse separazioni gli hanno contraddistinto gli ultimi mesi dell'anno appena passato.
La prima è con la sua fidanzata, L'attrice Roselyn Sanchez, con la quale interrompe un rapporto durato un paio d'anni e nel quale sembra che la causa della fine della relazione sia dovuta all'intervento della madre del primo dei tre figli di Manuelle, Ileana Garcia. Pronta la smentita del Sonero di Portorico che dà le colpe della separazione alla frequente distanza che divideva i due artisti ma che comunque non ha intaccato la stima e lo spirito di amicizia che è rimasto tra i due. Uno continerà ad appoggiare la carriera artistica dell'altro. L'altra grande separazione riguarda quella con la sua Manager Nelida Santarosa, moglie del suo pigmalione Gilberto con la quale mantiene però un rapporto di lavoro fino alla scadenza del contratto che lo lega sotto il suo vecchio management. Le cause di questa rottura invece sono date dalla voglia di Manuelle di crearsi una propria agenzia che segua solamente la sua carriera artistica anche a livello discografico.

A questo proposito infatti il cantante di Tengo Ganas annuncia l'uscita in febbraio del suo nuovo disco autocantato ed anche autoprodotto. La distribuzione invece avverrà come sempre sotto l'etichetta della Sony Music.
Sarà un album inerente alla salsa ma come assicura Victor che non disdegnerà anche qualche altro genere come ad esempio il reggaeton dove già ha interpretato alcune canzoni insieme ai rapper Tito "El Bambino" ed Hector "El Father".

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26 novembre 2006
                                                         A CURA DI DARIO ASPESANI


     

Cari amici, per essere informati su tutto ciò che accade in sudamerica, e sopratutto, sulle nuove tendenze musicali, ci sono a disposizione molti canali satellitari:
cubavision internacional (cuba), venevision continental (venezuela), tv colombia (colombia), tv Chile (Chile), panamericana ecc. Se avete problemi con i ricevitori satellitari ci sono sempre a disposizione i siti web di queste tv.

Eccovi i principali siti:

cubavision : www.cubavision.cubaweb.cu
venevision continental:  www.venevision.net
tv colombia: www.tvcolombia.com
tv chile: www.tvchile.cl
panamericana: www.pantel.com.pe
uruguay:  www.canal4.com.uy


Inoltre la Cnn offre una pagina del suo portale alle notizie del centro-sudamerica al seguente indirizzo:
www.cnn.com/espanol
inoltre in europa possediamo una emittente tv francese che si occupa esclusivamente di musica e cultura latina:
latina tv: www.la-latina.com


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                                                                                                A CURA DI DARIO ASPESANI

Julieta Venegas Percevault, di origine messicana, nasce a Longbeach California il 24/11/1970.

Effettivamente, è cresciuta altrove, precisamente, a Tijuana che si trova nella parte più a sud della California. Sin da piccola studia il pianoforte ed il violoncello presso la scuola musicale “del nord ovest” sempre di Tijuana. La sua attività musicale ha spaziato tra i vari ritmi caraibici (tipo il Reggae Giamaicano) fino al latin pop.

La particolarità della cantante, oltre alla voce sensualissima, riguarda lo strumento che ultimamente stà suonando: la fisarmonica. Ha imparato questo strumento non negli States bensì, a Città del Messico, dove, si trasferì per un lungo periodo.

Il primo disco “targato” BMG esce nel 1997 con il titolo “Aqui” che ottiene larghi consensi tra le comunità ispaniche statunitensi nonché in tutta la latino america.

Da qui in avanti la strada è in discesa. Molte sono le collaborazioni: Enanitos Verdes, Fabulosos Cadillacs ( prodotti dall’argentino Andres  Calamaro) ed altri.

Addirittura approda ad Arezzo Wave con un brano appositamente tradotto dallo spagnolo all’ italiano dal titolo “Amores perros”.

 

Dopo aver venduto quasi un milione di dischi in tutto il mondo il 30.05.2006 esce il suo quarto disco dal titolo “Limon y sal” (che attualmente è uno dei dischi più venduti in Spagna, grazie anche alla Hit single Me Voy).

         


Per maggiori informazioni consulta il suo official site all'indirizzo: www.julietavenegas.net

Categorie: Musica latina , Letteratura
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icon date 12:21:17 | icon author Dario Aspesani
25 novembre 2006
                                                                                     A CURA DI DARIO ASPESANI


Ricetta Mojito

1 parte di Rum blanco
3 parti di soda
12 foglie di menta
½ lime
½ parte di zucchero di canna

 

preparazione

In un bicchiere Tumbler pestare le foglie di menta (yerba buena – è la variante caraibica) con il lime e con lo zucchero di canna.

Unite ghiaccio tritato e Rum. A questo punto parte del ghiaccio sarà stato sciolto dal Rum, indi, aggiungete soda (in alternativa alcuni usano acqua tonica, però il cocktail diventerebbe molto più dolce). A questo punto mescolate bene e riempite il bicchiere con altro ghiaccio tritato ed una foglia di menta che svolgerà una funzione olfatto/visiva.

STORIA.

La data della nascita del progenitore del Mojito è il 1586. In quest’anno il capitano Drake decise di saccheggiare l’Habana per recuperare parte del tesoro Azteco li nascosto. Re Filippo II fu informato dei fatti e fece preparare un’accoglienza degna delle migliori storie di pirati.

Il saccheggio di Drake non andò a buon fine e l’intera flotta lasciò l’Habana.

Durante l’attesa del saccheggio fino al momento della fuga verso le indie occidentali un subalterno del capitano un certo Richard Drake inventò la famosa ricetta. All’epoca la battezzò con il nome di Draque.

Dato che tali corsari erano “sponsorizzati” dalla regina Elisabetta d’Inghilterra Richard Drake si vide riconoscere una speciale licenza per la produzione di alcuni distillati, tra cui, una particolare acqua vite di canna da zucchero (l’antenato del Rum).

Tale distillato venne utilizzato moltissimo anche durante le varie epidemie che colpirono sia l’inghilterra che, le colonie inglesi d’oltre oceano.

La ricetta venne modificata solo dopo la metà dell’800 ad opera di Don Facundo Bacardi che, sostituì il distillato con del vero e proprio rum. Da lì, chiaramente, anche il nome cambiò e diventò Mojito. Il nome mojito ha radice africana. Mojo (che significa fare un incantesimo).


Resta celebre l’abitudine di Sir Ernest Hemingway che ogni mattina si “faceva” il suo mojito alla “bodeguita del medio a Cuba”…mi daiquiri en el Floridita y un Mojito en la bodeguida…

 

Ho trovato dei link interessanti che si occupano di molte cose oltre al "bere": www.romagna.net/buongustaio
oppure: www.bacardimojito.com.

Comunque, sia chiaro, sia L'habana Club che la Bacardi cercano di riconoscersi la paternità del prezioso Cocktail.
In vantaggio (per il mojito) è la Bacardi per il semplice fatto che il suo fondatore nel 1862 a Santiago de Cuba fu quello che perfezionò la ricetta tradizionale. L'Havana Club è, però, in vantaggio sul Cubalibre per il fatto che dopo la rivoluzione Castrista, 1957, la Bacardi "chiuse bottega" e si trasferì a Puertorico!

La cause civili per l'attribuzione della dicitura "cuban ron" non sono ancora finite!!!

Categorie: Vini e Birre
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icon date 13:14:18 | icon author Dario Aspesani
24 novembre 2006

                                                                                     A CURA DI DARIO ASPESANI

 

Eliades Ochoa Bustamante nasce “en el campo” En Songo La Maya nel 1946.

All’età di 6 anni inizia a suonare la chitarra. Tale pratica risulta essere per lui molto facile, dato che, entrambi i genitori erano valenti “soneros”. All’inizio suonava “in giro” per i quartieri a luci rosse, “poneva su sombrero” per prendere i pochi spiccioli che i passanti gli regalavano. Investiva parte degli stessi nei juke box (tipici nella Cuba degli anni ’50) e con un’unica moneta, riusciva ad ascoltare un pezzo ed a memorizzare sia le parole che il “giro armonico”.  Nei primi periodi della sua attività musicale lo si vedeva suonare insieme ad un amico “maracasero” i classici del son santiaguero. Più tardi entra a far parte, prima del Quinteto Oriental, poi nel Septeto Tipico.

Quando riesce a formare un suo trio vero e proprio già, gli abitanti di Santiago, conoscevano alla perfezione il suo repertorio.

Alcuni membri dell’attuale “vieja Trova Santiaguera” fondarono già nel 1939 il Cuarteto Patria (in particolare il celebre “maracasero” Pancho Cobas). Eliades diventò direttore effettivo del Cuarteto nel 1979 e lo “traghettò” sino ai giorni nostri.

Alcuni membri del Cuarteto tipo Reinaldo Hierrezuelo suonavano con Compay Segundo.

Dal 1979 in poi, grazie all’inserimento di Ochoa, il Cuarteto Patria ebbe la cosiddetta svolta internazionale.

Cominciarono le vendite dei dischi e le turneè in sud america e Spagna, nonché le collaborazioni con artisti internazionali tipo Manu Dibango nel celebre disco del 1998 dal titolo Cubafrica e soprattutto si deve ad Eliades Ochoa la registrazione di un “capolavoro” musicale nel 1985 dove, invitò a cantare e a suonare una vecchia gloria del son, caduta nel dimenticatoio: Francisco Repilad Muñoz (in arte Compay Segundo).

Per tutta la vita Eliades continuerà a chiamare Compay semplicemente “un amigo”.

Nei concerti che Ochoa pose in essere dopo la scomparsa di Francisco Repilado, contenevano sempre un piccolo tributo musicale ed un discorso sull’amico deceduto.

Eliades Ochoa, grazie al progetto di Wenders-Cooder-Gold è tornato in auge in tutti i paesi latini ed è stato conosciuto e consacrato in tutti gli altri paesi di non-tradizione latina.

Tra i suoi classici è da annoverare la guajira de saloon tipica “El Carretero” oppure il Son Montuno “El cuarto de Tula” e la celebre “Chan Chan”. Questi tre brani sono sempre suonati da Ochoa il quale, poco dopo l’inizio dei suoi concerti dice” Possiamo suonare qualsiasi brano appartenente al repertorio Santiaguero dal 1920 ad oggi, mentre, El Carretero, El cuarto de Tula e Chan Chan non dovete richiederli perché li suoneremo sicuramente!”.

Eliades Ochoa, dopo il progetto Buena Vista Social Club, ha collaborato con moltissimi artisti latini e non solo. Basti ricordare “Cambio de Profesion” con la Rapper cubana Fres-k contenuta nell’album “Cristinita”.

In Ochoa è prevalente il repertorio di Matamoros, unito, a classici ritornelli Santiagueri ormai conosciuti in tutto il mondo tipo “El maniero” di Moises Simons del 1929.

Come Compay Segundo, anche Eliades possiede e suona una chitarra “modificata”. 8 corde anziché le 6 convenzionali. Con questo sistema riesce a mantenere una normale chitarra classica con l’aggiunta di una sonorità “tresera”.

 

Discografia Consigliata:

 

Eliades Ochoa y Compay Segundo – Chan Chan – 1985 – Egrem

Eliades Ochoa y El Cuarteto Patria – 1996 - Egrem

Eliades Ochoa y Manu Dibango – Cubafrica – 1998 Egrem

Eliades Ochoa – Sublime Ilusion – 1999 Virgin Records Espana

Eliades Ochoa – Tributo al Cuarteto Patria – 2000- Virgin records Espana (yerbabuena) (uno dei 10 album più belli della musica cubana di sempre)

Eliades Ochoa – Estoy Como nunca – 2004 – Virgin records Espana (yerbabuena)

Buena Vista Social Club – 1998 – World Circuit

 

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icon date 19:58:42 | icon author Dario Aspesani
23 novembre 2006

 

                A CURA DELLA REDAZIONE DI CARIBE WEEK-END (www.caribeweekend.com)

José Antonio Torresola Ruiz, in arte Frankie Ruiz, nacque il 10 marzo 1958 a Paterson, New Jersey, da genitori di origine portoricana. Fin da piccolo inizia a cantare salsa e presenta un talento precoce che lo porta a contatto con musicisti professionisti. Inizia la sua carriera nella scena locale a l’età di 7 anni e registra a 13 anni, nel 1971 il suo primo disco con La Orquesta Nueva del maestro Charlie Lopez. Nel 1974, all’eta di 15 anni, Frankie va a Puerto Rico con sua madre e con la quale va a vivere nella città di Mayagüez , qui inizia a cantare con i gruppi locali, La Dictatora e La Moderna Vibraciòn. E’ a Puerto Rico che Frankie Ruiz consolida la sua carriera musicale, entrando a far parte nel 1977, a soli 19 anni, della Orquesta La Solucion, nella quale è cantante e co-lider con il maestro Roberto Rivera. Registra 2 dischi, “Frankie Ruiz y La Solucion” uscito nel 1979 e ristampato nel 1996 con il titolo “Salsa Buena” e “La Solucion” nel 1980, che ottiene un enorme successo grazie a brani come “La Vecina”, “Separemos nuestra vida” e “La Rueda”, che consacrano definitivamente il talento di Frankie alla ribalta del mondo salsero.
Nel 1981 Frankie Ruiz debutta con l'orchestra di Tommy Olivencia registrando la canzone "Viajera". A questa produzione discografica si affianca il primo concerto della “Familia TH”, organizzato proprio dalla etichetta discografica TH per promuovere i soui artisti, da cui emersero i successi "Primero fui yo", "La suplicante", "Misteriosa mujer"e "Fantasia de un carpintero". La seconda produzione con l'orchestra di Tommy Olivencia è datata 1983 e porta il titolo di "Tommy Olivencia y su Orquesta" e contiene canzoni indimenticabili come "No que no", "Como lo hacen", "Anita tun tun" e "Como una estrella". Alla fine del 1983 la “Familia TH” organizza il secondo concerto lanciando sul mercato la canzone "Que se mueran de invidia". Il 1984 è l'anno della terza ed ultima produzione con Tommy Olivencia, il disco che si chiama "Otro Aniversario" conteneva i successi "Pancucu", "Lo dudo", "Alejate de mi", e "Te estoy estudiando".
Nell'anno 1986 avviene la grande svolta, Frankie Ruiz incide il primo album come solista dal titolo "Solista pero no solo". Il disco balza subito nei primi posti delle classifiche Portoricane e Latinoamericane con brani come “Ahora me toca ami", "La cura" "Tu con el" e "El camionero" e vince nel 1986 il titolo come miglior disco di musica tropicale ai Latin Music Awards. Il primo lavoro di Frankie Ruiz è uno dei dischi latini più venduti negli anni ottanta, e sancisce l’inizio di una nuova e fresca maniera di interpretare la salsa romantica, che a quell’epoca era chiamata “salsa erotica”.
Il 1987 fu l’anno della consacrazione di questo genere musicale e Frankie Ruiz si consolida come uno degli interpreti più giovani ed esperti, presentando la sua seconda produzione discografica da solista “Voy pa’ encima”, che vende più di 300.000 copie tra Puerto Rico, gli Stati Uniti e molti mercati esteri, facendo diventare Frankie un artista riconosciuto internazionalemente. Canzoni come "Quiero llenarte", "Desnudate mujer", "imposible amor" e "Voy pà encima" furono programmate nelle radio initerrottamente per più di otto mesi. Nel 1987 la rivista americana Billboard lo elegge artista dell’anno nella categoria Tropical Salsa.
La vita di Frankie Ruiz sembrava tutta un sogno, ma come spesso accade dopo il sogno arriva l’incubo, e per Frankie questo è rappresentato dalla sua dipendeza dalla droga e dall’alcol. Fin da ragazzo la combinazione di questi due veleni iniziò a bruciare il suo organismo, e soprattutto il fegato. I problemi giudiziari si sommano ai suoi problemi fisici quando viene arrestato per possesso di “crack” nel giugno 1988, e viene condannato a 14 mesi di carcere. Mentre Frankie è in prigione esce "En vivo a todo color", la sua terza produzione che contiene i successi "Mujer", "Me acostumbré" e "Dile a el" che nonostante tutto vendette più di 200.000 copie. Con questo lavoro, Ruiz mantiene una posizione privilegiata nell'olimpo dei cantanti più amati dalla gente.

Nel 1990 è la volta di "Mas grande que nunca" quarta produzione discografica di Frankie Ruiz, che con questo lavoro raggiunge il numero di copie vendute più alto di sempre, e si susseguono successi commerciali ed artistici. Ma come è già accaduto, nella vita da sogno di Frankie, rispuntano gli incubi della droga e dell’alcol, a cui si sommano i problemi della sua casa discografica “TH”, che passata in mano a vari proprietari diminuisce l’investimento per la produzione e la promozione dei propri artisti. Tutto questo infligge un duro contraccolpo alla carriera artistica di Frankie è lo obbliga ad un momentaneo esilio, che durerà tre anni.
Alla fine del 1992 Frankie Ruiz ritorna sulla scena salsera e presenta la sua quinta produzione, "Mi Libertad", recupera subito il terreno perduto grazie alla spinta dei bellissimi sigoli "Bailando", "Otra vez" e “Mi libertad” che in breve tempo diventano grandi successi, e proprio quest’ultimo, diventerà il manifesto di redenzione e speranza delle centinaia di migliaia di detenuti che affollano le carceri del sudamerica. Nel 1993 esce “Puerto Rico soy tuyo”, ennesimo disco di successo del cantante Boricua d’adozione, in cui Frankie Ruiz ribadisce il suo amore per “La Isla Del Encanto”, terra d’origine dei suoi genitori, che lo ha accolto come un vero figlio.
Nel 1994 la carriera di Frankie Ruiz subisce altri contraccolpi, questa volta dovuti ai continui cambiamenti dei vertici della sua casa discografica “TH”. In quell'anno registrò l'album "Mirandote", che uscì nel 1995, portando al successo i due singoli dal titolo "Mirandote" e "Mi formula de amor". Il 1996 è l'anno del grande ritorno di Frankie, con l'album "Tranquilo", in cui dimostra al mondo intero di essere uno dei piu' completi artisti salseri, regalandoci canzoni che rapidamente si trasformano in grandi successi tra le quali "Tranquilo”, “Complicame”, e “Ironia", e nel 1997 gli viene dato un premio ai Latin Music Awards de Billboard. Nello stesso anno partecipa alla registrazione di un albun con tutti gli artisti della sua etichetta, che nel frattempo e diventata "Rodwen TH", si tratta di un album composto da cover in salsa di grandi successi pop-rock anglosassoni dal titolo "Rodven Machine", in cui Frankie Ruiz registra un omaggio ai Rolling Stones cantando "Satisfaction". La sua ultima apparizione è stata al Madison Square Garden di New York in un concerto dell’undici luglio del ’98.

Il 9 agosto del 1998 mentre si apprestava a registrare la sua ottava produzione discografica da solista, Frankie Ruiz muore. All’età di 40 anni sconfitto dalla droga e dall’alcol soccombe alla cerrosi epatica e si spegne in un ospedale del New Jersey prima di mezza notte circondato dai suoi figli, da suo padre e i suoi fratelli. E’ stato sepolto nel cimitero di Paterson, nel New Jersey insieme ad un suo fratello che era morto nel 1995. Frankie ruiscì solamente a registrare due tracce del suo nuovo album, ed una di queste, "Vuelvo a nacer" è stata subito messa sul mercato dalla "Polygram Latino" in una raccolta dal titolo "Nacimiento y recuerdo". Il brano “Vuelvo a nacer” è considerato il testamento musicale di Frankie Ruiz, in cui saluta e ringrazia per tutto l’amore ricevuto, e si dice pronto a rinascere in una nuova vita. Quello che più impressiona è la serenità che si sente nella sua voce, ormai lontana dalla cristallina chiarezza di un tempo, ma che è ancora capace di emozionare e far piangere. Frankie rimarrà per sempre immortalato nel mondo della salsa per il suo talento e per la sua personalità, le sue canzoni rimarranno per sempre le preferite dalla gente di Portorico e del mondo intero.
Frankie Ruiz se ne è andato.... senza salutare il barrio, quel gruppo di case e strade che formano il Quartiere Latino, dove la gente lo amava veramente, e dove lo avevano soprannominato "el Tartaro", per quel suo modo di vivere la vita molto intensamente e spericolatamente. In una notte di mezza estate, in una stanza d’ospedale del New Jersey il "Papà de la Salsa", ha smesso di lottare contro l’incurabile malattia che gli aveva ormai distrutto il fegato. Piange la gente del barrio ricordando l'artista e l'uomo. Molti di loro ricordano i tempi in cui alla fine di un concerto si intratteneva a bere una birra conversando e rilasciando autografi. Era un uomo semplice e comune, ma incline alle debolezze che possono portare a commettere quegli errori che si celano dietro ad ogni eccesso. L'artista, al contrario, era semplicemente superlativo. Pur se la sua carriera professionale è stata minata da più o meno gravi episodi legati alla sregolatezza, il suo talento è emerso prepotentemente, facendo di Frankie Ruiz il grande artista che oggi ricordiamo.

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icon date 19:14:50 | icon author Dario Aspesani
22 novembre 2006

                                                             A CURA DI DARIO ASPESANI

Hector Juan Perez Martinez, al secolo Hector Lavoe, nacque nel “barrio Machuelo de Ponce” Puertorico il 22 settembre 1946. Verso la metà degli anni ’60 si trasferì a N.Y. lavorando per un breve periodo nell’orchestra del percussionista Francisco “Kako” Bastar incidendo, come cantante corista , il suo primo disco. Era il 1967. Sempre nel 1967 conosce Willie Colon (celebre trombonista) e comincia con lui una stretta collaborazione che lo porterà, sempre nel 1967, ad incidere il suo primo disco da cantante solista dal titolo “El malo”. I due “grandi” producono molti album tra il 1967 ed il 1973 tra cui: “La gran fuga”, “Cosa nostra”, “Lo mato”, “El juicio”.

Il duo, dopo il 1973, temporaneamente e soprattutto amichevolmente si divide. Willie Colon continua ad essere suo produttore mentre Hector è lanciato definitivamente verso la carriera solista. Dal 1975 in poi produce i suoi migliori lavori tra cui: “La voz”.

Da ricordare che, dal 1969 in avanti, l’etichetta newyorkese indipendente “FANIA” iniziò a produrre tutti questi grandi artisti “latini”. Sia Hector che Willie rientravano nei progetti della Fania Records.

Parlare di Lavoe significa per tanti versi parlare della grande etichetta Fania e della salsa portoricana a N.Y. Ad Hector si da oggi giorno il merito di aver “traghettato” la salsa dalla “Isla del’ Encanto” a N.Y. Spesso, il destino di un portoricano che emigrava a N.Y. e decideva di suonare o intrerpretare musica latina, passava per gli studi della Fania Records. Gli intrecci tra i vari musicisti era cosa normale tanto che la Fania organizzava spesso dei concerti per promuovere i suoi artisti e le jam session si chiamavano semplicemente “FANIA ALL STARS”. Personaggi illustri hanno inciso e collaborato con tale etichetta tipo: Ricardo Ray, Bobby Cruz, Pete “El Conde” Rodriguez, Celia Cruz. Willie Colon, Ruben Blades, Ismael Miranda, Cheo Feliciano, Arturo Sandoval e soprattutto Hector Lavoe ed altri.

Da ricordare la più celebre jam session della Fania All stars a N.Y. City nel 1973 soprannominata “El concierto sin final”.

La storia è ormai nota: la Fania cercava di porre in essere un concerto importante a N.Y. per ritemprare, in parte, le sue finanze, dilaniate dal poco successo della musica latina negli States e, per fare ciò, necessitava di un grande evento. Dopo una serie di trattative venne scelto lo Yankee Stadium di N.Y. In quel frangente la Fania Records rischiò di capitolare perché, se non avesse raggiunto almeno 40.000 paganti il tribunale di N.Y. avrebbe posto in essere le pratiche di fallimento. Vennero ingaggiati per l’occasione, oltre a tutti gli artisti Fania, anche il percussionista Mongo Santamaria ed il Sassofonista  Africano Manu Dibango.

 

La Fania All Stars al completo. (1973)

Quella notte, è entrata definitivamente e prepotentemente nella storia della musica di tutti i tempi.

Lo yankee Stadium registrò il “tutto esaurito”. All’inizio della seconda parte del concerto, la folla, in preda al delirio, scavalcò le recinsioni e centinai di persone si ritrovarono sul palco bloccando così il concerto (Da qui il termine “sin final”). Nella registrazione dell’epoca si sentono ancora le urla del direttore musicale “Johnny Pacheco” che chiedeva ai musicisti di interrompere l’esecuzione.

Hector continuò a lavorare fino ai primi anni del 1980. Dopo di chè, ebbe una serie di tragedie familiari tra cui la morte di un figlio, problemi di droga ed il tutto unito ad una notevole perdita di popolarità. Era il 1988, si trovava a Puertorico e li doveva ricominciare la sua carriera musicale. Dopo la sospensione del concerto a Bayamon, Hector, si lancia dal 10 piano dell’Hotel “El condado”. Nonostante l’incidente, che lo renderà parzialmente disabile ed incapace di cantare, non muore e fino all’ultimo anno della sua vita, il 1993, alcuni promotori in cerca di soldi lo presentato nei concerti come ospite senza farlo cantare perché Hector riusciva malapena a parlare.

Nonostante i milioni di dischi venduti Hector Lavoe morì in condizioni economiche precarie nell’ospedale Saint Claire di N.Y. il 29 Giugno 1993.

Hector Lavoe resta per tutto il mondo della salsa e della musica latina in genere “El Cantante”, come la celebre composizione che scrissero per lui.

Ancora oggi, molte sono le occasioni per ricordarlo: film, concerti e tributi in tutto il mondo. Qualsiasi tribute a lui dedicato sui chiude con la frase che amo spesso ripetere e ricordare “Hector Lavoe VIVE”

 

Discografia consigliata:

 

  1. Hector Lavoe – El Sabio  1973 Fania records
  2. Hector Lavoe – La voz 1975 Fania records
  3. Hector Lavoe – Comedia  1978 Fania records
  4. Hector Lavoe – De ti dipende  1976 Fania records

Altre apparizioni di Hector Lavoe si possono trovare in una miriade di registrazioni di artisti a “contratto” Fania tra il 1973 ed il 1980. Oltre a varie incisioni dal vivo con la Fania All Stars.

 

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icon date 14:58:03 | icon author Dario Aspesani
21 novembre 2006
                                                      A  CURA DI DARIO ASPESANI

Una leggenda metropolitana, che popola, le nostre sale da ballo "latine", riguarda l'arcinota dicotomia tra salsa cubana e portoricana.
Debbo porre in essere delle delucidazioni in merito:

1. Si fa molta confusione tra stile di ballo e musica latina
2. Non è detto che la salsa portoricana debba essere più lenta della cubana (anche perchè a Cuba di salsa se ne fa mooooolto poca - infatti i ritmi suonati sono: Son. Timba, Bolero, cha cha, mambo e guaguancò)

Vi ricordo che la grande storia della salsa ebbe inizio  ( a mio avviso) a New York city nel lontano 1966/67 con i dischi di Ricardo Ray intitolati:  Comejen (1966) e Jala Jala y boogaloo (1967) con la collaborazione del cantante Bobby Cruz e del produttore Pancho Crystal. In Venezuela muovevano i primi passi Federico y Su combo Latino, Trabuco Venezolano, Oscar D' Leon, il sexteto Juventud e pochi altri).


Per porre un asse temporaneo, a Cuba, nel 1969 I los Van van suonavano ancora un genere denominato Songo.
In Colombia Fruko non suonava ancora ed a N.Y. andava alla "grande" il mambo cubano di Tito Puente ed il latin jazz in genere.
Nei caraibi ed in sudamerica imperversavano: il bolero, il merengue (che ha quasi 150 di vita), il Tango (Argentina), Il samba (Brasile) ed altri generi tradicional (sottodivisioni del son) oltre alla guaracha, la guajira de saloon nonchè altri generi come  il changuì, l'afro, il sucu sucu ecc. ecc. sia a Cuba, chiaramente, che in altre isole.

In Italia al giorno d'oggi gli stili di ballo sono tre o quattro (tolte le varianti del tempo sull' uno o sul due). Bene, lo stile portoricano, esiste solo in Italia.... ed è un'invenzione dei maestri di ballo nostrani. Se capitate a puertorico vi potrebbero anche - sputare in faccia. In Tutta la latino America la salsa è considerata un ritmo senza troppe regole. Se invece vogliamo imparare dei veri e propri stili potremmo imparare a ballare alla "Cubana", oppure, alla "Venezuelana" oppure il N. Y. style o il L.A. Style. Comunque, in sudamerica ci sono ottime scuole, e spesso, sono quelle scuole di ballo che troviamo per le strade nei "barrios"  o in varie "bettole" dove si suona musica latina  (anche in Italia, però, ne abbiamo di valenti).

Pertanto, tornando al discorso musicale, se vi trovate a ballare un pezzo molto "tirato" e vi dicono che è di un autore cubano, o di  una band cubana, molto probabilmente, state ballando senza accorgervene una Timba oppure un son o addirittura un mambo ma, non una salsa...
Secondo me, però,  i brani di salsa più "tirati" sono e restano quelli portoricani (ma pochi lo sanno perchè confondono la salsa romantica con la stessa portoricana e, fanno "di ogni erba un fascio"). Faccio qualche nome/titolo:  Ricardo Ray - Bomba Camarà, Jose Mangual Jr. - Cuero na ma, Gran Combo de Puertorico - Timbalero.

I miei unici consiglii (oggi sono in vena di darne - prendeteli però con le "pinze") sono i seguenti: ballate per divertirvi, ballate per voi stessi, non fate le "gare" in pista per dimostrarvi più bravi degli altri e sopratutto non andare a ballare per "rimorchiare" perchè potreste scoprire qualche spiacevole realtà.... ma questa è un'altra storia e ne parleremo più in la.

Avete opinioni in merito????


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icon date 20:09:00 | icon author Dario Aspesani
20 novembre 2006

A CURA DELLA REDAZIONE DI CARIBE WEEKEND
                                                   www.caribeweekend.com

Se nel panorama della musica cubana degli anni ottanta , un posto di rilievo lo occupano Josè Luis Cortès e NG la Banda, bisogna dire che la più famosa e conosciuta orchestra cubana sono Los Van Van. Non si può ripercorrere la storia dei Van Van senza prima parlare del suo leader indiscusso il maestro Juan Formell.Proveniente da una famiglia di musicisti incomincia ad avere le prime esperienze come solista nel 1963 fino al 1967 : inizia la sua attività come compositore nel 1964 e fa anche parte per due anni, dal 1967 al 1969 come direttore musicale della mitica orchestra del compianto Elio Revè e nel 1969 degli quegli anni in cui tumultuosi eventi politici coinvolgono la Russia e L' America fonda Los Van Van , da una "costola" della Revè, grazie al patrocinio di alcuni validi elementi che decidono di seguirlo in questa avventura, e, daranno vita a quella che un giovane Formell convertirà in una vero e proprio simbolo per Cuba, capace di fondere ritmi jazzistici con i violini e sempre al passo con i tempi in quanto a "mode " e " tendenze musicali.Poche sono difatti le orchestre che possono vantare a una serie impressionante di fiati e di violini che danno vita a una musica che è sound unico e inconfondibile.

Juan Formell conia negli inizi degli anni 70 uno stile tutto nuovo il SONGO la pura fusione della musica cubana con il jazz , la musica latina, brasiliana , il merengue e da oltre 30 anni la sua band ha un successo strepitoso a ogni latitudine. Nei primi dischi le sonorità si mantengono tra il 'changuì' e il 'songò' (che incopora vari ritmi mischiandosi ad essi come il 'cha cha cha', il 'bolero', il 'danzon', il 'guaguancò'), mentre si sviluppa sempre più in Juan Formell la tendenza ad essere cronista sociale nei testi, che parlano sovente di situazioni e problemi di vita quotidiana e utilizzano il linguaggio della strada.
Nel 1982, avviene una svolta importante, l' inserimento dei tromboni nel disco 'El baile del buei cansado' costituisce una delle tappe di sviluppo del gruppo, gli anni 80 sono di consolidamento del successo con la produzione di ottimi dischi.
L' inizio degli anni '90 con gli album 'Aqui el que baila gana' e 'Azucar' (dedicato alla celebre discoteca messicana), segna,per los van van, un' ulteriore apertura verso i ritmi stranieri ('merengue', 'lambada', 'rap') e vede una importante presenza del sintetizzatore.
Nei dischi seguenti 'Lo ultimo en vivo' e 'Ay dios amparame', si affrontano argomenti fino ad allora tabù come il riconoscimento dei riti afrocubani (con le conflenze sincretiche della cultura e della società cubana, come la santeria).

Nel 1997 la 'Nuova Fania' di Jerry Masucci (che purtroppo morirà poco dopo), erede della storica Fania, incide il cd 'Bravo', un omaggio a Juan Formell di cui vengono reinterpretati i grandi successi, ma soprattutto esce l' album forse più importante dei Van Van 'Eso Te pone la cabeza mala', che insiste sulla linea del 'minestrone creolo': timba con rumba e rock, mango con conga e funk, salsa con Mozambique e clave di Guaguancò….. è successo nelle piste di tutto il mondo vincendo tutti i possibili premi nel settore discografico cubano.
Formell ha una capacità innata di "catalizzare"   nelle sue composizioni , i desideri , i gusti , le mode, i sogni dei giovani cubani...basti pensare al successo del singolo degli anni 80 "La Titimania" , che tocca temi scottanti come la abitudine di alcuni membri di potere della classe politica di quel tempo , di accompagnarsi a seducenti e giovanissime mulatte cubane causando non pochi problemi con il governo.
Nel 1998 in occasione del loro trentennale di carriera esce un album di tributo da parte di vari artisti cubani che ricantano i grandi successi dei Van Van, che nel 1999 incidono un altro album di grande impatto internazionale 'Llegò Van Van', programmato per lungo tempo soprattutto con le canzoni 'temba, tumba, timba' e 'el negro està cocinando'….Nel Luglio del 2002 esce un disco live inciso durante un concerto nella 'plaza de la piragua' dell' Avana di fronte a 220.000 fans, memorabile l’apertura del concerto con Tim Pop con Birdland, brano che riprende un rif dei Manattan Transfert, e in cui i Van Van scimmiottano i produttori americani.
Tra i fondatori dei Los Van Van c'era anche Cesar Pedroso " Pupy", già pianista della Revè, autore di moltissimi brani dei Van Van e precursore di una nuova forma di fare musica, difatti è stato tra i primi a usare sintetizzatori e suoni nuovi con influenze ritmiche africane come il guaguancó.
Pupy da qualche anno ha lasciato il gruppo formandone uno proprio chiamato Lo que son son, ed è stato sostituito da Roberto "Chucurucho" Carlos. Perfino il leggendario Changuito alle percussioni , un pioniere come Formell e Pupi ai tempi del SONGO è stato poi sostituito dal figlio di Juan Formell , Samuel, che è senza dubbio oggi uno dei più affermati percussionisti Cubani.
Anche l'esperienza di Boris Luna ai sintetizzatori , acquisita suonando nel gruppo di Issac Delgado, ha" traghettato" i Los Van Van dal songo alla timba, tuttavia in questa fase di transizione hanno senza dubbio un’importanza enorme i vari cantanti del gruppo.
Angel Bonné e Pedro Calvo , che in tempi diversi hanno preferito lasciare i Van Van e seguire la propria carriera come solisti, Mayito Rivera e Roberto Guayácan Hernández, che a Cuba chiamano semplicemente Mayito e Roberto Van Van, hanno definitivamente consacrato con le loro stupende ed inconfondibili voci i Los Van Van nell'olimpo della timba cubana. Mayito, parallelamente al lavoro con il gruppo, ha pubblicato 2 album come solista e sta ultimando il terzo.
Lo stesso Roberto Hernàndez, che con la sua voce da duro e il suo talento scenico, già cantante di Pachito Alonso, ha convertito Esto te pone la cabeza mala in un successo mondiale, è in procinto di pubblicare il suo primo album da solista.
Dal Giugno del 2001 i Los Van Van hanno incorporato due nuovi cantanti. Per la prima volta nella loro storia oramai trentennale, Juan Formell da spazio ad una irruente e potente voce femminile, quella di Yeni Valdés, già cantante di NG la Banda, che il maestro pare abbia deciso di aggregare al suo storico gruppo dopo aver ascoltato la grinta della stessa mentre cantava "Veneno", uno dei successo di NG La Banda.
L’altro nuovo cantante è il giovane, ma molto bravo Abel "Lele" Rosales , figlio di uno dei fondatori del gruppo.
Ai due Juan Formell senza dubbio " affida" pesanti eredità canore, e i due nuovi cantanti si dimostrano subito all'altezza delle aspettative con i singoli usciti a Cuba nell'estate 2001 "Mi Mimi " e "Què cosas tiene la vida", con i quali il gruppo è tornato di nuovo in vetta alle classifiche specializzate.
Il singolo successivo “Sol natural” da vita ad una nuovo genere musicale coniato da Formell TIMPOP , cioè Timba con Pop, tanto da far cambiare il titolo del brano in “Timpop con Birdland”, proprio perché nell’inciso veniva ripreso il ritornello di “Birdland”, brano degli americani Manhattan Transfert.
Dopo 4 anni senza poter registrare in studio per problemi con la loro casa discografica precedente, Juan Formell e i los Van Van hanno presentato nel Salón Rosado dell’Avana, dove hanno suonato per la prima volta 35 anni prima, il loro nuovo disco “Chapeando”, che contiene 12 nouvi brani e la ripresa del brano che da il nome al disco.
Chapeando, che è prodotto da Abdala e appartiene alla collezione Leyenda, è stato presentato dal Presidente dell’Istituto della Musica di Cuba.
Erano presenti quasi tutti i “salseros” cubani, come Changuito, Elio Revé Jr., Yumurí, Rojitas, alcuni sportivi come Javier Sotomayor e pittori famosi come Zaida del Río.
Formell ha ringraziato pubblicamente per le donazioni di alcuni artisti, tra i più prestigiosi di Cuba, che hanno contribuito con le loro opere alla realizzazione del disco disco.
Alexis Leiva, Roberto Fabelo, Eduardo Roca Salazar, Manuel Mendive, Michel Mirabal, Ernesto Mateo e Guido Asenjo hanno regalato i propri quadri, mentre   gli scrittori Miguel Barnet e Rogelio Martínez Furé con Juan Formell hanno descritto le caratteristiche fondamentali di Chapeando, che significa tagliare l’erba sul proprio cammino, camminare, andare avanti...
Miguel Barnet, oltre che famosissimo romanziere e poeta è uno degli studiosi di Santeria migliori nel mondo e dirige la Casa di Studi Don Fernando Ortiz.
I Los Van Van a fine anno faranno uscire un dvd per celebrare il 36esimo anniversario. La Stampa specializzata ritiene che I Van Van rappresentano una delle più famose, se non la più famosa, delle orchestre cubane contemporanee.
Diverse immagini contenute nel nuovo DVD sono state riprese nel corso dei concerti che Formell e company hanno realizzato per tutta l’isola cubana per festeggiare il loro 36esimo anniversario. Il lavoro molto probabilmente si intitolerà “Aquí hay que bailar”, sarà prodotto dalla casa discografica Abdala, e dovrebbe uscire i primi di dicembre, visto che il 4 è il giorno in cui sono stati fondati i Los Van Van, che tra l’altro coincide con la festa nazionale che ricorda la nascita di Changò.
Il cofanetto conterrà 2 dischi, uno sarà composto da vecchi successi riarrangiati; l'altro sarà dal vivo con pezzi registrati dai vari concerti tenuti in giro per Cuba, che hanno visto la partecipazione di altri grandi artisti cubani tra cui Pupy, Pedrito Calvo, Angel Bonné e l'immancabile Changuito. Ci sarà anche un documentario, contenente interviste ai fondatori della famosa orchestra come Changuito, Pupi, Miró, Leyva, Linares e Orlando Canto, e le immagini del gran concerto finale che si è tenuto al teatro Carlos Marx, a cui hanno partecipato grandi nomi della musica cubana, quali José Luis Cortés, Pedrito Calvo e Angelo Bonné.
Ogni anno dal 1996 e senza interruzioni sono sempre presenti in Europa e al Festival più importante della musica latina in Italia, Fiesta, che si tiene ogni estate a Roma, dove quando ci sono i loro concerti , la gente arriva da tutti gli angoli della penisola, è il caso di dire che il successo non logora la band ...

 
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icon date 01:06:45 | icon author Dario Aspesani
19 novembre 2006
                                                                      A CURA DI DARIO ASPESANI.





Il primo diritto, che dovrebbe essere sancito dalle costituzioni di tutti i paesi, è quello all'infanzia.
Spesso tale situazione è vista da tutti in maniera positiva però, poco viene fatto.
Una delle poche associazioni internazionali che da anni si "prende carico" di questa situazione è Amnesty International.

Nel mondo ci sono (fonti unicef) quasi 250.000.000 (dico duecentocinquanta milioni), ovvero 3/4 della popolazione Europea, di Bambini Lavoratori.
Oltre a questa allarmante cifra vanno aggiunti qualcosa come 300.000 bambini-soldato (spesso drogati ed addestrati ad uccidere anche i loro stessi simili), e, 25.000.000 sono bambini rifugiati a causa delle guerre (africa-asia-sudamerica).
I bambini mutilati per traffico d'organi, soggetti ad infibulazione, schiavitù e prostituzione sono circa 140.000.000!

Denuncia, se ne sei effettivamente al corrente, situazioni di abbandono, pedopornografia, induzione alla prostutuzione di bambini alle autorità giudiziarie!
Sostieni Amnesty International nei vari modi che l'associazione ti mette a disposizione: c.c.p. 552000 o domiciliazione bancaria. Spesso pochi euro, per noi non sono nulla, mentre, per loro, significano la vita.

Per saperne di più o se sei del tutto diffidente da tali raccolte fondi collegati al sito www.amnesty.it oppure chiama il numero 06 4490210.


I bambini non hanno mai colpe. Noi si.

Categorie: Politica estera
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icon date 14:30:27 | icon author Dario Aspesani
18 novembre 2006
Ovvero il digestivo greco.                  A CURA DI DARIO ASPESANI


Tra le varie scorribande per il mondo, ricordo bene, quell'anno che andammo in Grecia. Dopo un pauroso "passaggio ponte" tra camionisti Olandesi con zoccoli di pelo di vacca (è la verità!!!) e qualche tipetta poco raccomandabile, approdammo a Patrasso. Dopo qualche centinaio di km in una "sospetta" autostrada ad...una corsia arrivammo proprio li ad Atene (il centro del mondo antico). Le scritte dei cartelli erano in greco (ma guarda un pò) e fortunatamente riuscimmo ad interpretare gli stessi casualmente dato che, avevamo comprato un poster della celebre squadra di pallacanestro del PANATINAIKOS (questa parola in greco contiene tutte le lettere più strane della loro lingua dal p greco ad alfa ecc) e se non era per questo, non avremmo potuto traspondere le lettere delle città che incontravamo con quelle del nostro alfabeto! Oltre al tipico giro turistico per l'acropoli di Atene, con annessi shopping di ogni genere e tipo, ci soffermammo dinanzi ad una bottiglia di Ouzo ben esposta sul bancone di un bar. Provammo questo liquore e subito ce ne innamorammo...
E' una sorta di mistrà (con l'aggiunta di qualche strana erba - oltre all'anice) che va servito molto freddo tipo limoncino o vodka ed è veramente dissetante e confortante! La gradazione alcolica che quella piccola bottiglia conteneva ti faceva diventare un "omone" onnipotente e abbiamo scoperto che i Greci ne andavano matti (sopratutto dopo cena). Lo bevevano liscio, con ghiaccio e anche su un bicchiere tipo Tumbler diluito con acqua....sti greci....tsè!
Alcuni "personaggi" del posto dicevano che la ricetta di distillazione originale, aveva migliaia di anni, e, forse, anche lo stesso Ulisse, partendo da Itaca, ne portò con se qualche bottiglia. Io dal quel momento in poi mi sono spiegato molte cose sulle varie disavventure del nostro eroe mitologico greco. Penso che forse, qualche sbornia se la sia presa anche Lui. Però, Omero, di questo non ne parla. Meglio così, perchè gli eroi, devono essere senza MACCHIA!!! Anche perchè, ve li immaginate l'uomo Ragno o Batman ubriachi? Cò stà batmobile che procede zigzagando per Ghotamcity....
Se capitate in Grecia vi consiglio di comprarne almeno 2 bottiglie. Una da "dosare" durante il viaggio e l'altra da riportare a casa...sempre che, nel viaggio di ritorno su qualche traghetto non decidiate di dare "fondo" alle scorte e "scolarvi" anche quell'ultima bottiglia.

Si narra che il sottoscritto ed altri pazzi, dopo aver ingerito una massiccia dose di Ouzo, ballassero Salsa con una cameriera russa (roba da matti, pure la cameriera russa) dinanzi al monumento di Maratona (che, come la storia ci racconta - si trova a 42 km e 195 metri dal partenone di Atene)...Si narra.....Aiuto! Omero ! Aiutami tu!!!

per saperne di più visita il sito www.operagastro.com

P.S. Di vini greci non ne parliamo perchè fanno cagare e nei ristoranti "decenti" te li fanno pagare più dei nostri...che però, sono migliori dei loro!!! ( e si sapeva).

P.P.S. Capitammo a Maratona alla mattina verso le undici e in giro non c'era un'anima. Alla sera dopo mezzanotte, invece,  e, fino all'alba sti signorini greci ballavano come pazzi il Sirtaki "strafogandosi" di Ouzo. Ed erano tutti felici! Non c'era la polizia con l'etilometro e se la spassavano! Loro!
Categorie: Vini e Birre
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icon date 00:36:25 | icon author Dario Aspesani
16 novembre 2006


El leon de Venezuela.           A CURA DI  LUPE, LUNA Y DJ LOMITOS (www.caribeweekend.com)


OSCAR D'LEON Soneros non si diventa, si nasce. Infatti Sonero è la definizione che spetta a colui che riesce a cantare e improvvisare in qualsiasi momento e su qualunque linea melodica con una grande estensione vocale. Allora non c'è dubbio, Oscar D'Leon è nato Sonero l'11 giugno del 1943
nel quartiere Antímano di Caracas, Oscar Emilio León Dionisia ('el leon de la salsa') è probabilmente la più grande stella musicale del Venezuela.
Sin da giovanissimo Oscar De Leon, comincia ad interessarsi alle percussioni e a cantare, mentre di giorno conduceva il suo taxi o lavorava come operaio in una fabbrica della General Motors, la notte si esibiva nei vari pub locali, nelle varie raggruppazioni musicali di cui fece parte (tra gli altri il gruppo di Victor Mendoza o la 'Distincion'), il suo strumento prediletto è il contrabbasso che impara a suonare da autodidatta e ancor oggi è suo compagno inseparabile nei suoi spettacolari concerti (sono da vedere le evoluzioni che gli fa fare). Il nome di Oscar D’Leon e la sua musica sono conosciuti ovunque dall'americalatina agli Stati Uniti, dall'Europa al Giappone. Nel suo paese è un vero idolo non solo come artista ma come uomo perché, nato da una famiglia povera, è riuscito a raggiungere il successo dimostrando che anche una persona di umili origini ce la può fare nella vita. All'inizio della sua carriera, Oscar D'Leon è stato influenzato dai grandi maestri della musica cubana, specialmente dal grande Beny Moré e dall'orchestra Sonora Matancera. Ma grande importanza nella sua formazione musicale hanno ricoperto anche le sonorità impostesi a New York negli anni sessanta, prime fra tutte quelle del grande maestro Eddie Palmieri e degli artisti della Fania. L’esordio di Oscar D’Leon sulla scena è la viva testimonianza di come il caso e il coraggio, se uniti al talento, siano utili per fare strada nella musica. Mentre visitava un locale notturno scoprì che l'orchestra era stata da poco licenziata. Si offrì allora di prenderne il posto. Il direttore del locale accettò e gli diede appuntamento alcuni giorni più tardi. Tutto dunque sembrava volgere per il meglio, salvo un piccolo particolare: Oscar D'Leon non aveva un'orchestra. Convocò allora il suo amico trombettista César Monge e insieme decisero di mettere in piedi in quattro e quattrotto una band per far fronte all'impegno preso. Il gruppo si formò, Oscar cantava e suonava il basso, uno strumento che aveva imparato a suonare da solo come autodidatta. Così il 15 marzo del 1973 nacque la sua prima orchestra: La Dimension Latina, con l' inseparabile Wladimir Lazano , il percussionista José Rodríguez e il trombonista César "Albóndiga ". Nei quattro anni di appartenenza alla band “Dimencion Latina” vengono incise canzoni di successo (il primo singolo inciso è 'Pensando en ti', e nel 1975 Oscar scrive il celeberrimo 'Lloraras'), il 'sound' è come quello di   un' orchestra newyorchese e sono richiestissimi in tutti i club di Caracas, è talmente forte la necessita di incidere che per farlo non hanno sufficenti brani e devono dividere l' album con Victor Mendoza. Nel 1977 nasce in Oscar D’Leon l' esigenza di emanciparsi e forma la 'Salsa mayor', un gruppo fatto a sua misura col quale incide il primo disco veramente suo, le sue fonti di ispirazione sono i grandi 'soneros' cubani (in particolare Beny Morè) ed è sostenuto da una sezione fiati imponente che ricorda le grandi band di New York (Fania) o di Puerto Rico (Gran Combo); con 'salsa mayor' incide "El Oscar de la Salsa", "Siéntate Ahí", "Con Bajo y Todo" cantando in coppia con Leo Pacheco. Negli anni '80 Oscar fu fondatore dell' orchestra 'La Crítica', con cui registra le canzoni : 'Se necesita rumbero', 'monta mi caballo', 'a el'. Oltre ad essere un gran 'sonero', Oscar è uno straordinario 'Showman', si muove con la facilità del balleríno profesionista , è considerato uno dei migliori intérpreti di música afrolatina di tutti i tempi, capace di cantare, ballare e improvvisare e dal vivo 'el León' rugge ancora di più sul palco le sue qualità di improvissatore trovano la giusta misura, la forza necessaria; il risultato sono dei concerti di alto livello dove la generosità e la energía di Oscar D'León conquistano immediatamente il púbblico. Nel 1983Oscar D’Leon visita Cuba (non ci tornerà mai più), che lo accoglie trionfalmente e nella quale lascia la sua impronta musicale; nella décade degli anni '80 registrava le sue tre últime produzioni per la casa discografica TH, con la quale era assieme sin dal principio: "Que Se Sienta" (1998), "Oscar D´León en Pto. Rico", "Auténtico"(1991).
La sua è una carriera quasi perfetta e Oscar D'León sará ricompensato con svariati riconocimenti , i dischi d'oro si susseguono uno dopo l' altro, gli onori si sprecano c' è persino la città di New York, che gli dedica un giorno, il 15 marzo 1998 !
Oscar si è presentato sui migliori palcoscenici del mondo anche in paesi imprevisti, le sue rappresentazioni hanno percorso tutta l' Europa, l' Asia, gli Stati Uniti, il Canada, il Medio Oriente, il Messico e logicamente il Sud America. Dal 1991 Oscar D’Leon passa alla nascente etichetta RMM di Ralph Mercado, le sue incisioni con la nuova casa discografica iniziano con la canzone 'Hay que trabajar' inclusa nell' album 'El numero 100' di Tito Puente, il suo primo album con RMM è il "El Rey De Los Soneros", (nel quale canta anche in coppia con uno dei suoi figli, Yorman), partecipa anche nella "Combinación Perfecta", dove registra a duo "Llego el Sabor" (con José Alberto "El Canario") e "El Son de Celia y Oscar" (con la regina della salsa Celia Cruz).
Nel 1996 presenta l' album "El Sonero Del Mundo" prodotto dal Cubano-americano Willy Chirino, album che riceve la nomination ai Grammy del 1997. Nel 2000 Oscar si lancia in una nuova avventura commerciale, come impresario delle proprie produzioni, fonda la sua propria casa discografica, la Bazz Records dove si unisce al suo compagno di sempre (oltrechè cognato), Wladimir Lozano il rapporto dura sin dai tempi della 'Dimension Latina' e della 'Salsa mayor', con il quale incide i suoi ultimi album.

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icon date 15:26:59 | icon author Dario Aspesani
15 novembre 2006

Enpals, Siae e dintorni.                     DI DARIO ASPESANI

 

In Italia di musicisti non professionisti ce ne sono molti. Spesso, queste persone, di solito semplici studenti o lavoratori in genere, offrono un contributo alla musica molto lodevole, grazie anche a nuove sonorità, nuove canzoni ed altro e, rischiano sanzioni pesantissime, per il semplice fatto, di suonare in un locale GRATIS, senza l’apposita “agibilità Enpals”.

Se poi, per strano caso, prendono anche un rimborso spese, a quel punto, la situazione diventa deleteria. Se non ci fossero state, in tutto il mondo, persone che scrivevano musica per semplice diletto (facendo chiaramente altri lavori) non sarebbero nati generi come il  Blues ed il  Folk nel nord america. Non sarebbe nato il Son cubano, il Merengue, la Guajira de saloon in centro america e  non sarebbe nato il Samba ed il Tango  in Sudamerica e perché no il nostro saltarello/tammuriata/tarantella e la grande musica napoletana! Non sarebbero mai esistiti gente del calibro di W. Guthrie, Leadbelly, Compay Segundo, M. Matamoros e tanti altri!


 

Il fondatore dell'Enpals: NOSFERATU


 

Mi piacerebbe sviluppare con l’aiuto di altri musicisti un disegno di legge da presentare al ministero competente con due punti saldi:

 

  1. netta distinzione normativa tra hobbista e professionista.
  2. incentivazione per gli  hobbisti nella creazione musicale ( da ritenersi come valore aggiunto della cultura moderna) tramite l’abbattimento di tante rotture di coglioni burocratiche.


Già me lo immagino: proposta di legge n°xxxxx relatore on. xxxxxxxxxx titolo : abbattimento rotture di coglioni ai musicisti hobbysti.
La camera all'unanimità respinge con le seguenti motivazioni: chi cazzo li mantiene quelli dell'enpals e della siae?

Purtroppo le sanzioni poste in essere ci sono e si rischiano migliaia di euro! Ciò è dovuto al fatto che l’Enpals come tutti gli enti di previdenza del bel paese, sta “raschiando il barile”, e con sistemi di finanza creativa, cerca di accaparrarsi più soldi possibile per gestire quei fantomatici uffici colabrodo del regno d’ Italia. Per le opere pie ci sono appositi istituti e non fatemi la solita morale del cazzo sulla difesa del posto di lavoro please!


 

Il primo presidente della S.I.A.E. della storia

VLAD III l'impalatore

Per ciò che concerne la S.I.A.E. dico solo una “cosetta”. Un permesso per suonare musica live costa al locale qualcosa in più di 120,00 euro (minimo) e sapete quanto prendete se per caso vi venisse in mente di suonare pezzi vostri (regolarmente depositati alla stessa società): 10,00 max 15,00 euro in totale. E gli altri soldi chi se li intasca? Vi ricordo che la stessa S.I.A.E. oltre a pretendere il “pizzo” su tutto ciò che contenga una benché minima, atavica, insignificante traccia artistica e una quota annuale per ogni “coglione” iscritto (compreso me) lucra su quello stesso permesso in una percentuale variabile tra il 60 e l’ 80% dello stesso!

Come l’ENPALS anche la S.I.A.E. attua sistemi di finanza creativa.

A me sembra una gran cagata, e per dirla tutta, ai cantanti di rango non interessa assolutamente nulla di questa situazione, anche se, (tanti ben pensanti sottospecie di cantautori da strapazzo) dichiarano il contrario.

 

Non vi siete anche voi leggermente rotti i coglioni???

Non pensate che la cultura e la divulgazione della stessa sia un bene aggiunto per tutti?

Non pensate che spesso gli unici musicisti che scrivono veramente ciò che pensano e lo suonano nel modo che vogliono “cozzano” con gli interessi delle case discografiche?

Non pensate che un artista non si debba “incarcerare” (calcolando che già contribuisce come lavoratore autonomo/dipendente alle finanze del regno)  In un quadro del 730?

 

 

 

Categorie: Musica d'autore
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icon date 19:07:29 | icon author Dario Aspesani
14 novembre 2006

Buena vista social club & friends 2006…                 A  CURA DI DARIO ASPESANI

 

(Etichetta Universal)

Direi non solo originale: sbalorditivo!. Un cd cubano con artisti cubani con brani tutto tranne che cubani…. Il risultato resta gradevole e a tratti sorprendente: i grandi del pianeta pop-rock-wave che “offrono” le loro voci e le canzoni di maggior successo ai cubani del” Buena Vista Social Club” sconvolgendo l’arrangiamento originali  a colpi di Bolero, Son e cha cha cubano  inclusi fiati, archi, pianoforti, percussioni latine, improvvisazioni ed “urla” e “voci” proprie di questo tipo di registrazioni. La causa chiaramente è benefica: una parte dei proventi del disco, che reca il titolo “spanglish” di “Rhytms del mundo”, andrà a finanziare i progetti di assistenza curati dall’ente di beneficenza Artists Project Earth (APE), nato dopo la tragedia dello Tsunami del 2004 con lo scopo di prestare soccorso alle aree colpite da disastri naturali e di sensibilizzare politici e opinione pubblica sui gravi problemi ambientali legati al riscaldamento del globo terrestre (effetto serra).
Registrato a La Habana presso gli studi Abdala tra i primi di aprile 2005 e la fine di giugno 2006, l’album si avvale della partecipazione disinteressata di una bella parata di rockstar anglo-americane (Coldplay, Sting, Quincy Jones, Kaiser Chiefs, Jack Johnson, Maroon 5, Dido con i Faithless, i Franz Ferdinand in spagnolo, persino i refrattari Arctic Monkeys per la prima volta presenti su una compilation), mentre gli U2 accompagnano ai cori Coco Freeman in una versione di “I still haven’t found what I’m looking for” e “High and dry” dei Radiohead viene rielaborata da “El Lele” dei “Los Van Van” utilizzando campionature della versione originale. Alle gem-session hanno partecipato anche le stelle del bolero cubano: Omara Portuondo e Ibrahim Ferrer (la sua ultima incisione prima di morire). Il lavoro discografico è pubblicato dalla Universal e confezionato in un “packaging”, ovviamente, totalmente riciclabile tenendo conto delle moderne conoscenze di marketing utilizzate nelle custodie dei compact di musica Cubana.

Queste le 16 tracce contenute nel CD:

 1.Coldplay – “Clocks”
 2.Jack Johnson – “Better together”
 3.Arctic Monkeys – “Dancing shoes”
 4.Dido & Faithless – “One step too far”
 5.Ibrahim Ferrer – “As time goes by”
 6.Coco Freeman feat. U2 – “I still haven't found what I'm looking for”
 7.Maroon 5 – “She will be loved”
 8.Kaiser Chiefs – “Modern way”
 9.Omara Portuondo – “Killing me softly”
10.Vanya Borges feat. Quincy Jones – “Ai no corrida”
11.Sting – “Fragilidad”
12.RDM feat. Vanya Borges – “Don't know why”
13.Aquila Rose & Idana Valdez – “Hotel Buena Vista”
14.Coco Freeman feat. Franz Ferdinand – “The dark of the matinee” (Spanish version)
15.El Lele de Los Van Van feat. Radiohead (samples) – “High and dry”
16.Ibrahim Ferrer & Omara Portuondo – “Casablanca (As time goes by)”


Sono rimasto sbalordito dalla traccia 3 ( dancing shoes) in cui c’è quella che io considero “mezcla” chiaramente, non tra stili latini, bensì, tra musica latina e grunge-rock.  Carina anche la traccia 6 (I still haeven’t found) con un intro di quelli che non ti aspetti (dove i fiati tengono una nota bassissima lunga 8 battute) e con un bel arpeggio di piano chiaramente son. Peccato che questo brano è stato mixato con la versione originale degli U2 che ogni tanti si "ripropone" man mano che il pezzo prende "forma". La chiusura del cd è, ovviamente, affidata ( e questo lo immaginavo senza vedere la track list – dato che ero a conoscenza della presenza sia di Ferrer che della Portuondo) a "Casablanca", splendido Bolero “strascinato” e “pasional” a cura degli stessi Ibrahim y Omara. Se pensiate sia un cd normale tenetevi lontani da esso, invece, se amate la sperimentazione correte immediatamente ad acquistarne una copia!  


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icon date 22:03:59 | icon author Dario Aspesani

EL TAMBOR DE CUBA.     A CURA DI DARIO ASPESANI.

Luciano Chano Gonzales detto Chano Pozo naque il 7 gennaio 1915 nel “Barrio del vedado” calle 33 La Habana. Sin da piccolo nutriva uno spiccato interesse nei confronti della liturgia “afro-cubana” (santeria), e, questa particolare passione lo portò a studiare le percussioni batà. Perse la madre all’età di 8 anni e si trasferì al centro dell’avana. Il padre Cecilio si risposò con Natalia (già madre di Chappottin). Con lo stesso Felix Chappottin prima di condividere la musica ne condivide la vita di strada, di ambienti violenti e di criminalità. Fa subito amicizia con Miguelito Valdes (un pugile dilettante) e soprattutto con il cantante Juan Antonio Jo Ramìrez.

Il giovane Chano non aveva studi musicali alle spalle, nonostante tutto, andava “in giro” esibendosi con le percussioni e cantando dei ritornelli propri.  Tutto quello che guadagnava veniva speso in vestiti e gioielli. Portava al collo una medaglia con l’effige di Santa Barbara (Changò in santeria) e questa divenne una delle sue simbologie.

Chano era considerato un “huele huele” ovvero spendaccione. Fino al ’45 era sempre in cerca di soldi per pagarsi la cocaina e gli altri vizi. Entrato nel banco dei pegni nella zona di Galiano (oggi famosa per “la casa de la musica”) cercò di vendere alcuni suoi gioielli per pagarsi delle forniture di droga. Ma, dalla contrattazione sconveniente per Chano si scatenò una vera e propria rissa e lo stesso Chano fù medicato all’ospedale al seguito di un colpo di pistola allo stomaco.

Tramite Mario Bauza trovò un ingaggio molto importante (la svolta della sua vita) con Dizzie Gillespie che necessitava di un percussionista al Carnegie hall di N.Y. city. Chano Pozo rientra a pieno nel periodo cubano di Dizzie Gillespie e fu proprio lo stesso Pozo a dare quello stile “caraibico” al jazz del grande maestro nord-americano. Fu preferito addirittura al grande Patato Valdes il quale rimase a Cuba per tutta la sua vita non avendo quel riconoscimento internazionale che meritava.

Chano Pozo era un precursore. Nella Cuba degli anni 40 e 50 il congero suonava solo la conga. Lui Inserì nell’accompagnamento c.d.(tumbao) la “tumbadora” suonando quindi con 2 tamburi. Quando tutti iniziarono a suonare con due tamburi lui inserì il terzo detto “quinto” suonando con tre tamburi.

Si narra che durante le sue esibizioni andasse in “estasì” dimenticando il tempo principale del brano. Un’altra leggenda riguarda il fatto che durante i concerti Dizzie Gillespie sentendo Chano “fuori tempo” gli si avvicinasse e gli “canticchiasse” il motivo che stavano suonando all’orecchio.

Per ciò che riguarda la santeria cubana Chano era un ottimo Batancero (ovvero suonatore di Batà) che è lo speciale tamburo che si suona in verticale da entrambe le parti. Nelle cerimonie santere i batà sono tre, ognuno ha una ritmica differente dagli altri due e ogni tamburo con annesso percussionista è rivolto ad un dio differente (es. Olguin, Chango, Elegua ecc.). Chano ideò una tecnica particolare suonando contemporaneamente tutti e 3 i tamburi batà.

Appena arriva a N. Y. Aprè un locale latino dal nome che è tutto un programma “blen blem” che tra le altre cose era il titolo di una sua canzone.

A N.Y. incontra Machito mentre stava esibendosi in un locale suonando “manteca”. I due parlarono a lungo e Machito seppe del fatto che Chano non voleva accompagnare Dizzie Gillespie nel sud degli Stati Uniti perché secondo lui i “sudisti” erano razzisti. Voleva continuare a suonare la sua musica solo nel nord degli states. Fu allibito dal fatto che i “neri” dovevano sedere sui posti dietro negli autobus e che avevano alberghi e ristoranti separati.

Dice Machito” «Circa un’ ora dopo la nostra discussione venne al mio hotel Mario Bauza il quale mi comunicò che Chano era stato trovato morto al Rio Cafè” ». Le tesi sulla sua morte sono intrise anch’esse di leggenda. C’è chi parla di razzisti nord-americani (k.k.klan) altri invece di santeri cubani che erano in collera con lui per aver commercializzato la santeria ed aver stravolto la cerimonia religiosa dei tamburi Batà svelando pratiche religiose a dei profani.

El tambor de Cuba, forse il più grande percussionista della storia della musica cubana morì precocemente ed in modo violento come spesso capita a quei talenti che amano vivere “sul filo” nel Riò Cafè all’incrocio tra la 111esima e la 112 esima strada il 3 dicembre 1948 all’età di soli 33 anni. Fortunatamente restano di lui molte interpretazione e produzioni artistiche. I migliori musicisti di quell’ epoca si cimentarono con lui e proprio con lui entrarono in una dicotomia di arte e maledizione come Dizzie Gillespie, il M° Chappottin, Machito & his Afrocuban, Mario Bauza e tanti altri che sono stati i testimoni di questa grande personalità e di questo grande periodo storico che è poi l’epoca “de oro” della musica cubana di sempre.

produzioni musicali:

Tra le più importanti sono da annoverare quelle con la big band Pozo y Gillespie – incisioni del autunno 1947 e primavera 1948. N.Y. city session.

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icon date 00:00:15 | icon author Dario Aspesani
13 novembre 2006
La "voz" salsera di sempre.   A CURA DI DARIO ASPESANI.

Inutile dire che Hector Lavoe è stato e sempre resterà la colonna portante della musica salsera di tutto il mondo.
Hector morì prematuramente nel 1993 all'età di soli 47 anni.
Nel mondo, ancora oggi, continuano le celebrazioni dell'artista che, portò al successo Hits come "El Cantante", "Mi Gente", "Periodico de ayer" ecc.
Quest'anno l'industria cinematografica di Hollywood, ha dato alla luce, una pellicola molto interessante sulla vita del grande Salsero.

La pellicola, prodotta dalla Lopez, si chiamerà "Who killed Hector Lavoe?". Marc Anthony sarà Lavoe, leggendario cantante portoricano, soprannominato La Voz.  Si racconterà la vita di Lavoe il quale traghettò la musica salsa negli Stati Uniti nel  tra il 1972 ed il 1976.

J. Lopez  dice apertamente :"Voglio dare a Marc una buona occasione di successo - aveva dichiarato - e dopo i fallimenti dei miei due film con Ben Affleck preferirei starne fuori. Sarò ugualmente utile dietro la macchina da presa".

Dissipati dubbi e paure, anche grazie all'insistenza di Anthony che l'ha voluta con sè nel film, la Lopez tornerà, dunque, sul set.

Ricordo che Lavoe era uno dei protagonisti del famoso concerto "senza fine" posto in essere presso Lo Yankee Stadium di N.Y. dinanzi a 40 mila persone nel 1973 insieme alla Fania ALL STARS al completo (Cheo Feliciano, Willie Colon, Arturo Sandoval, Pete "el conde" Rodriguez oltre a  Celia Cruz, il sassofonista africano Manu Dibango ed il percussionista  Mongo Santamaria.
Parlerò più dettagliatamente di Lavoe la prossima settimana con una curata Biografia sull'artista.



Ormai è diventato uno slogan tra le popolazioni salsere di mezzo mondo e mi fa piacere ripeterlo: "Hector Lavoe VIVE!!!"
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icon date 12:51:33 | icon author Dario Aspesani
12 novembre 2006
SALUTO A BRUNO LAUZI. POETA E...PICCOLO GRANDE UOMO.   A CURA DI DARIO ASPESANI

Il 26 di ottobre 2006 si è spento all'età di 69 anni Bruno Lauzi. Era da tempo affetto dal morbo di Parkinson.
Nato all'Asmara nel 1937  crebbe a Genova, è ritenuto ancora oggi, insieme a Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco uno dei fondatori della cosiddetta "Scuola Genovese" da cui nacque la canzone moderna italiana ed il cantautorato.
Ha "conosciuto" e condiviso insieme al suo amico e compagno di banco Luigi Tenco al Ginnasio "Andrea Doria" la passione per i films musicali e per il Jazz .

I due cominciano a scrivere canzoni sotto la guida di Gianfranco Reverberi e di Giorgio Calabrese.
Vince, nel frattempo, due concorsi nazionali di traduzione, ma, abbandona coraggiosamente a due esami dalla laurea la Facoltà di Legge, decidendo di dare alla sua vita una ormai irrinunciabile svolta artistica.
Dopo il '56 trasferitosi a Varese, conosce e collabora con Piero Chiara alla nascita del quindicinale politico liberale "L'Altolombardo"; scopre la canzone francese di Brassens,Brel, Aznavour ed inizia il suo percorso componendo il brano che darà l'impronta a tutta la sua produzione artistica futura: "Il Poeta".
Si diploma in inglese alla scuola interpreti di Milano che raggiunge quotidianamente viaggiando sul treno che da varese porta a Milano assieme a studenti e operai (non prenderà mai la patente....!). Sono gli anni del boom economico e contemporaneamente del fenomeno dell'emigrazione; da questi treni Bruno vede con i propri occhi scendere famiglie di emigrati arrivate al nord col miraggio del lavoro e ciò gli da spunto per comporre "La donna del Sud".

A Milano comincia a frequentare e conoscere l'ambiente artistico di quegli anni, dai "Gufi" ad Enzo Iannacci ed a Lavorare al mitico "Derby" di Milano, il locale del Cabaret degli anni '60, assieme a Cochi e Renato, Felice Andreasi e Lino Toffolo: il suo successo come autore, cantante ed interprete comincia a diventare sempre più importante; inizia così la sua vera attività artistica che comincia ad impegnarlo in concerti e tournée internazionali fra le quali anche una insieme a Mina in sudamerica nel 1967.


Alla fine degli anni sessanta Bruno Lauzi conosce e diventa amico di Lucio Battisti che gli propone di entrare nella sua casa discografica, la "Numero Uno": inizia una proficua collaborazione col duo Battisti-Mogol che Bruno suggellerà portando al successo, come interprete, brani storici quali "E penso a te", "L'aquila" e "Amore caro, amore bello" con il quale raggiunge il primo posto in hit parade: vince vari premi della critica discografica con canzoni cantate da lui o scritte per gli altri quali "Lo straniero" per George Moustaki, "Quanto t'amo" per Johnny Holliday, "L'appuntamento" per Ornella Vanoni, "Piccolo uomo" per Mia Martini incontrando artisti internazionali come Vinicius De Morales, Toquinho, Petula Clark, Dionne Worwick,Tony Bennet, Piter Ustinov, Gabriel Garcia Marquez, Serge Reggiani, Scrive canzoni per bambini quali "La tartaruga" e "Johnny Bassotto" ed inizia a collaborare praticamente con tutti gli artisti nazionali, tenendo, tra gli altri, a battesimo "sconosciuti" come Edoardo Bennato, Roberto Vecchioni (che gliene saranno per sempre grati), i Gatti del Vicolo Miracoli. 

 



Collabora con i fratelli La Bionda ed è il primo tra i colleghi ad ospitare in televisione Baglioni e, forse, l'unico con Mina ad avere battisti in un suo speciale "televisivo".
Sempre in quel periodo nasce una sincera simpatia personale con il suo avvocato di allora, un certo Paolo Conte,che gli fa ascoltare su un vecchio "mangia-cassette" un brano "Onda su onda" di cui subito Bruno si innamora portandolo al successo.

Sarà poi la volta di brani come "Genova per noi" e "Bartali", tanto che Conte ebbe a definirlo "grande ambasciatore della mia musica".... Incide "Angeli" con Lucio Dalla, "Naviganti" con Ivano Fossati, "Maria dei parafulmini" con Ron ed il figlio Maurizio fino ad ospitare Paolo Conte al vibrafono nel proprio disco "Back to jazz".

Ha vinto il premio della critica nel 1989 al Festival di Sanremo con il brano "Almeno tu nell'universo" scritto con Maurizio Fabrizio.
Alla tenera età di 63 anni Bruno Lauzi è un cantante, compositore, autore di testi, cabarettista e poeta (ha pubblicato due titoli: "I mari interni" edito da Crocetti Editore e "Riapprodi" edito da Rangoni Editore, riuniti ora con il titolo "Versi facili" per le Edizioni Marittime dello stesso Lauzi.

Nel tempo libero si occupava di politica, giornalismo, gastronomia e... micologia (era anche un valente ricercatore di funghi).
I suoi programmi per il futuro erano: diventare un bel vecchio nei successivi vent'anni contando di giocarsi il tutto per tutto al motto di: Adesso o mai più!

Ciao Bruno. descansa en paz.


 


Categorie: Musica d'autore
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icon date 13:45:53 | icon author Dario Aspesani
11 novembre 2006

             LA GLORIA DEL BOLERO-SON.    A CURA  DI DARIO ASPESANI

M.M. nacque l’ 8 maggio 1894 a Santiago de cuba da un’umile famiglia.

La sua occupazione principale era quella di portiere presso la Bacardi (nota distilleria di Rum) nata a Santiago nel 1865.

 Si avvicinò sin da piccolo alla chitarra, che, rimarrà sempre il suo punto di riferimento. Suona anche l’armonica a bocca e forma la sua primissima esperienza musicale in un duo con Tino Martinelli. M.M., esperto chitarrista solista, verso i primi anni venti cerca di unire la radice afrocubana alla cultura spagnola (cultura predominande nella isla grande- teniamo conto che la dominazione spagnola durò fino al 1850 circa). Come si dice ancora oggi a cuba “la pureza esta en la mezcla” ovvero la purezza e l’originalità sta nel mischiare generi diversi.

Da questa prima mezcla nacque il son e il suo padre (Miguel) cercò di farlo conoscere a più persone possibili.

Nel 1924 s reca all’ Habana con il trio Oriental. Dopo il fortunato incontro con Rafael Cueto (chitarra ritmica e seconda voce) e soprattutto con Siro Rodriguez (percussioni e cori) Miguel, nel 1925, fonda EL TRIO MATAMOROS. Prendono forma le prime grandi composizioni son che tutt’oggi si ascoltano in tutto il mondo tipo: El paralitico, El besito (o beso discreto), Malanga, El tren, Sangre de conga, El lecherito oriental, son de la loma, la mujer de antonio, lagrimas negras, e tante altre.

 Come accade per i generi musicali appena nati il son era alle stregue del tango argentino considerato un ballo immorale e peccaminoso… Per fortuna poi, vista la popolarità che raggiunse nei guateque (feste di campagna) e nelle piazze questi aggettivi diventaro ben presto fuori luogo.

 Miguel essendo comunque un amante della musica tradicional alternava al suo son anche la guaracha e il bolero e arrivò ad un punto in cui proponeva una mezcla aggiuntiva: il boler son (genere per cui oggi viene ancora celebrato). Pensate che in molte ristampe odierne sotto la dicitura Trio Matamoros si trova la scritta: la gloria del bolero son. Come abbiamo detto in precententi scritti la musica cubana è a struttura aperta quindi, permette facilmente l’inserimento di altri generi formando via via nuove sonorità. Bolero son, guaracha son, guajira son ecc.

 Siamo nel 1927 e il trio ha la possibilità di cambiare il corso della storia musicale cubana. Vengono invitati a N.Y. city per porre in essere la prima grande registrazione del SON CUBANO grazie all’etichetta discografica RCA Victor. Nella new york city session vengono registrate circa 30 canzoni. Più di venticinque di Miguel e le altre di grandi artisti cubani come El manisero di Moises Simons.

 Il mondo conosce il son cubano. Il mondo conosce Miguel Matamoros. Il mondo conosce l’arte della Guitarra limpia. Il mondo conosce la mezcla.

 Da questa incisione se ne susseguiranno molte altre. Negli anni successivi altri cubani saranno chiamati, sull’onda di Miguel, a incidere a N.Y. come Antonio Machin (celebri le sue session tra il 1930 e 1935) ed altri.

 Visto il grande successo il Trio continua a proporre brani propri e vista la necessità di inserire nuovi musicisti per creare delle sonorità nuove la band si trasforma in Conjunto (ovvero un gruppo vero e proprio con un numero di musicisti che varia tra i 7 e gli 8 elementi). Tra i musicisti d’eccezione da annoverare il compianto clarinettista, tresero Francisco Repilado Muñoz (al secolo Compay Segundo).

 Il conjunto effettuerà molte turneè sia in sud america che negli stati uniti. Altre registrazioni importanti vengono poste in essere negli anni cinquanta (il periodo de oro della musica tradicional cubana). Fino al 1930 le incisioni si potevano effettuare solo a N.Y. perché non erano disponibili studi di registrazione ne a cuba ne in altri paesi centro americani.

 Miguel Matamoros con il suo gruppo suona regolarmente ed incide dischi sia con Benì Morè che con Guillermo Portabales y los Guaracheros de Oriente. Famosissima una tournee Colombiana con Portabales nei primi anni ’60.
 
Il Trio Matamoros resta la band cubana più longeva (suonarono insieme ininterrottamente dal 1925 al 1969) e nonostante il successo erano sempre in cerca di sonorità nuove e sperimentazioni vere e proprie.

Con oltre cento brani scritti, dopo aver ideato un grande genere musicale tutt’ora vivo, dopo migliaia di concerti e centinaia di grandi artisti che hanno interpretato e che continueranno ad interpretare la sua musica Miguel Matamoros si spegne nella sua Santiago de Cuba il 15 aprile 1971.

Oggi giorno, fortunatamente, restano a noi moltissime incisioni di Miguel, che, soprattutto a cuba, vengono spesso riproposte.

Discografia essenziale:

N.Y. city session 1927-1935. ( da queste sessioni di registrazione vengono fuori ben quattro album e moltissime raccolte).

Oltre a queste incisioni ce ne sono altre con Benì Morè del 1955, altre varie con Portabales y los guaracheros de Oriente ed altre imprecisate con il Conjunto Matamoros.

Dal 1975 la EGREM ha riproposto tutte le incisioni del trio e risultano essere le seguenti:
 

1975 Ecos de Cuba 1980 Lagrimas Negras 1989 Origen de La Salsa 1993 Son de La Loma 1994 Un Recuerdo de Cuba 1996 Beso Discreto 1996 Recuerdos de Cuba 1997 Soneros: La Tradicion de Cuba, Vol. 3 1999 Dos Grandes tríos Cubanos 1999 Cuba en tríos 2000 Cuban Originals.

Pezzi consigliati:

 

Lagrimas negras, El paralitico, El tren (in alcune incisioni il titolo è Piqui y pala, ma il brano è lo stesso), El manisero (pezzo di M. Simons portato al successo da Miguel), Quien tirò la Bomba, Malanga, El que siembra su maiz, El trio y el ciclon, El disastro del morro castle, que siga el tren, son de la loma (altri chiamano questo brano mama son de la loma, ma come sopra il brano è lo stesso), el lecherito oriental, Juramento, Reclamo místico, Mariposita de primavera, Mientes, Triste muy triste, Olvido,  Que te están mirando, Alegre conga.

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icon date 21:42:55 | icon author Dario Aspesani
Colgo l'occasione per parlare del più importante esponente del genere "legal triller" d'oltre oceano: John Grisham.
La sua ultima pubblicazione edita da Mondadori dal titolo "IL BROKER" è un classico romanzo nel suo stile inconfondibile.
Per gli appassionati di legislazione statunitense, antitrust, spionaggio industriale ecc. è un vero toccasana.
Racconta la storia di Joel Backman, che un tempo, era socio del più importante studio legale di Washington,  finito in carcere a seguito di una transazione di software legato alla tecnologia e allo spionaggio satellitare.
Dopo una serie di peripezie viene rifugiato in Italia ad opera della CIA, nella città di  Bologna, (con splendide descrizioni della città e del cibo italiano) e proprio li gli agenti aspettano che qualcuno arrivi a  "farlo fuori" per capire così l'eventuale interesse al progetto informatico segreto dei diversi governi: Israele, Cina ecc.

La suspense non manca. Il prezzo è economico: solo 5 euro con copertina rigida. Compratelo e leggetelo sono 399 pagine che "farete fuori" massimo in 7 giorni!!!
Categorie: Letteratura
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icon date 13:58:22 | icon author Dario Aspesani

Sono stati impegnati, per circa tre giorni, Il viceministro dell'economia Venezuelano  Armando Chirinos ed i suoi collaboratori in un'importante visita del nostro territorio piceno.
Dovete sapere che mesi orsono alcuni imprenditori marchigiani, guidati dall'attuale presidente della provincia di AP Rossi, si sono recati in visita in Venezuela. (Ricordo che questo paese (e pochi lo sanno) è il secondo produttore al mondo di petrolio ed è uno dei pochi paesi a collaborare fattivamente, e, con grossi rischi, con la Repubblica Cubana). A Caracas per incontrare i nostri imprenditori si erano mossi persino il ministro dell'economia e del turismo venezuelano in "pompa circensis"! I governanti del paese sudamericano risultano essere molto interessati ai nostri modelli economici e molto probabilmente si creeranno quelle sinergie, che io spero, con questo paese per esportare ed importare sviluppo e magari qualche "scambo culturale". Il modello economico marchigiano da anni "fa saltare gli schemi" degli economisti di mezza europa. Il nostro è un sistema con poche regole basato su uno sviluppo a "macchia di leopardo" con una strana tipologia di produzione non legata alla rotazione di magazzino bensì esclusivamente sulla commessa di produzione!
Se un rapporto cultural-economico si dovesse porre in essere spero che il governo venezuelano predisporrà delle soluzioni legate alla sicurezza, sopratutto, dei nostri imprenditori.
Ricordo che, circa tre mesi fà, fu rapito ed ucciso nei pressi di Maracai il noto industriale italiano Sindoni (già amico di Chavez quando ancora era generale dell'esercito) un importante imprenditore  sin dagli anni '60 in Venezuela e nel sudamerica.
Uno degli obiettivi principi (fonte provincia ap) è quello di creare uno stretto legame commerciale con questo paese, tanto lontano dal nostro, ma, tanto simile al nostro. .

Per sapere qualcosa in più sul Venezuela leggete questo scritto di IGNACIO RAMONET dal titolo - LA RIVOLUZIONE DI CHAVEZ apparso su un numero di ottobre  del 1999 nel quotidiano francese LE MONDE:

Un nome turba l'America latina: quello di Hugo Chávez, il 45enne comandante che nel 1992 tentò un colpo di stato. Nel 1998 Chávez è stato eletto presidente del Venezuela. Fin da quando ha assunto la sua carica il nuovo presidente, sostenuto dalle forze della sinistra e dai diseredati, ha intrapreso una"rivoluzione pacifica e democratica" che allarma i propagandisti della globalizzazione.
Questa volontà di cambiare tutto traduce l'esasperazione della maggioranza dei cittadini davanti allo sperpero e alla corruzione che per quarant'anni hanno regnato incontrastati, e di cui sono responsabili i due partiti che si sono spartiti il potere: il socialdemocratico Azione democratica (Ad) e il democristiano Copei. Queste due formazioni, di cui nessuno nega il carattere democratico, hanno consentito l'edificazione di una delle società più corrotte e sperequate del mondo. Come afferma lo scrittore Arturo Uslar Pietri,"raramente si è visto un paese tanto opulento, a tal punto depredato da alcune centinaia di famiglie che da decenni si spartiscono le sue favolose ricchezze, a prescindere dalle alterne vicende della politica".
Una distanza abissale separa una minoranza facoltosa dal resto della popolazione: una realtà tanto più scandalosa in quanto il Venezuela, secondo esportatore mondiale di petrolio, ha incassato in questi ultimi 25 anni, grazie alla vendita dei suoi idrocarburi, circa 300 miliardi di dollari, l'equivalente di più di venti Piani Marshall Eppure, più della metà degli abitanti continua a vivere nell'indigenza; la disoccupazione colpisce un quarto della popolazione attiva, un terzo sopravvive grazie all'economia sommersa e più di 200.000 bambini sopravvivono mendicando.
C'è da sorprendersi se alle elezioni presidenziali i partiti Ad e Copei sono stati spazzati via (complessivamente non sono arrivati neppure al 9%), e se il programma di Hugo Chávez ha ottenuto il 57% dei voti? E come stupirsi che la sua proposta di convocare un'assemblea costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione e di farla finita con il regime corrotto dei partiti tradizionali sia stata approvata, nell'aprile scorso, con l'88% dei suffragi?
Nel suo ufficio del palazzo presidenziale, circondato dai ritratti dei Libertadores Bolivar, Miranda e Sucre Hugo Chávez cita volentieri Gramsci:"Stiamo vivendo contemporaneamente una morte e una nascita. La morte di un modello logoro, esaurito, detestato; e la nascita di un nuovo corso politico, diverso, portatore della speranza di un popolo. Il vecchio tarda a morire, mentre il nuovo non ha ancora assunto i suoi tratti, ma questa crisi partorisce una rivoluzione".
Qual è la natura di questa rivoluzione?"Al di là della crisi economica, spiega il comandante Chávez, il Venezuela stava soprattutto attraversando una crisi morale ed etica, dovuta alla mancanza di sensibilità sociale dei suoi dirigenti. Ora, la democrazia non è solo uguaglianza politica; è anche, anzi soprattutto uguaglianza sociale, economica e culturale. Sono questi gli obiettivi della rivoluzione bolivariana. Voglio essere il presidente dei poveri. Ma noi dobbiamo apprendere la lezione dei fallimenti di altre rivoluzioni, che pur affermando di porsi questi obiettivi li hanno traditi; oppure li hanno perseguiti, ma liquidando la democrazia." Una certa stampa internazionale non ha tardato peraltro ad accusare Chávez di"giacobinismo autoritario" e di"deriva autocratica", sospettandolo di"preparare una forma moderna di colpo di stato". Ma nonostante l'atmosfera passionale del Venezuela un paese in cui la ricchezza delle discussioni e dei dibattiti politici ricorda la Francia del maggio 1968 non vi sono state finora violenze gravi, né si sono lamentate vittime; e non è stata esercitata nessuna forma di censura nei riguardi dell'opposizione politica, dei giornalisti e dei media, che pure non perdono occasione per criticare violentemente il nuovo presidente. "Sono accuse deprimenti dichiara Chávez poiché noi, al contrario, vogliamo passare dalla democrazia rappresentativa, (la quale peraltro non dev'essere necessariamente disprezzata) a una democrazia partecipativa, diretta. Vogliamo chiamare il popolo a intervenire sempre più a tutti i livelli del potere, per rendere più efficace l'opposizione a ogni violazione dei diritti umani". Il progetto di Costituzione ora in discussione prevede in effetti di conferire più potere e una maggiore autonomia ai comuni; di instaurare il referendum di iniziativa popolare; e di assoggettare tutti gli eletti, (compreso il presidente della repubblica), dopo la prima metà dei rispettivi mandati, a nuove votazioni, quando sia questa la volontà popolare. La nuova Costituzione, il cui testo sarà completato nel prossimo mese di novembre, per essere poi sottoposto a referendum, prevede tra l'altro: il diritto all'obiezione di coscienza, il divieto esplicito delle pratiche di sequestro da parte delle forze dell'ordine, l'istituzione di un difensore del popolo (mediatore), la parità tra i sessi, e infine la creazione di un"potere morale", incaricato di combattere la corruzione e gli abusi.
Sul piano economico, il comandante Chávez si propone di prendere le distanze dal modello neoliberista e di resistere alla globalizzazione."Noi dobbiamo cercare ha dichiarato il punto d'equilibrio tra il mercato, lo stato e la società". Ciò che occorre è far convergere la mano invisibile del mercato e quella visibile dello stato, in uno spazio economico all'interno del quale il mercato possa esistere quanto più è possibile, e lo stato per quanto è necessario." La proprietà privata, le privatizzazioni e gli investimenti esteri restano garantiti, ma entro i limiti dell'interesse superiore dello stato, che vigilerà per conservare sotto il proprio controllo settori strategici la cui vendita equivarrebbe al trasferimento di una parte della sovranità nazionale.
Davanti alla semplice enunciazione di questi progetti, come possono reagire i protagonisti della globalizzazione, se non demonizzando il comandante Chávez e la sua rivoluzione antiliberista?

                                                                                                                                        Ignacio Ramonet

Aggiungo che ne 2002 in Venezuela c'è stato un tentativo di golpe ed i responsabili, riusciti a fuggire, si sono tutti rifugiati negli Stati uniti....

Oltre a questo "rincaro" la dose (fonte New York Times - giornalista  Simon Romero - in un articolo di ieri (9 novembre 2006)) dicendo che, da quando è stato sventato il golpe del 2002, sono stati cancellati finanziamenti per svariati milioni di dollari (circa 25 milioni in 5 anni) ad organizzazioni venezuelane presenti negli States. I "rubinetti" dei finanziamenti sono stati chiusi perchè il governo statunitense si è improvvisamente trovato in contrasto con la politica del governo venezuelano (dopo il golpe-fallito) e prima???
Categorie: Politica estera
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icon date 01:32:16 | icon author Dario Aspesani
7 novembre 2006

Qualche tempo fa con degli amici "girandoloni" siamo "capitati" con un volo very very low cost (annesso salotto culturale con le hostess) a Dublino. La classica vacanza in cerca di divertimento e spensieratezza.
Tutti parlavano con insistenza del quartiere denominato "Temple Bar" e, (calcolando di essere italiani e "lontanamente" imparentati con Cristoforo Colombo-noto scopritore) ci siamo andati.
Pensavamo di trovare chissachè ed invece tutto era molto tranquillo. Qualche discoteca, molti pub e per tradizione molta musica e molti, molti, molti ubriaconi dentro e fuori dalle strade. Come ad Amsterdam l'easy rock la faceva da padrone. E' normale passeggiare per i vicoli di Dublino ed ascoltare classici di Cat Stevens, U2, Police ecc. Nei pub si fa musica dalle prime ore del pomereggio fino  a tarda notte.
L'esperienza più simpatica, (a Dublino non ci sono poi molte cose da vedere), ci è capitata, al museo della Guinness (una vera e propria istituzione in Irlanda).
Dopo la visita al "pauroso" e "matusalemmico" museo di circa 8 piani siamo arrivati alla vetta del celebre grattacielo ed abbiamo ammirato Dublino da una vetrata che racchiudeva come una sorta di "mandala" la cima dell'edificio.
Abbiamo scoperto che la spillatura è una sorta di rito per gli Irlandesi (popolo molto simile agli italiani) e per porla in essere bisogna avere la qualifica di spillatore!!!.
Tra botti di Guinness, posters di malto ed orzo, da bravi italiani, curiosi e svergognati, ci siamo prestati a tale pratica con discreti risultati.
Al termine della "performance" a me ed al mio amico De Lellis è stata consegnata una pergamena (un diploma a tutti gli effetti) con su scritto "Dario Aspesani has pulled the perfect pint" !!!! con tanto di intestazione della pregiata casa birraia ed annessa firma (stampata) del responsabile generale della Guinnes l.t.d.!!! (Chiaramente era un gadget, ma appeso in salotto fa la sua porca figura!).

Abbiamo scoperto le virtù di tale istituzione irlandese, sia durante i pasti, che dopo gli stessi che...come aperitivo. La fantasia non è molto sviluppata nei paesi nordici...sob... però la perseveranza birraia è lodevole.
Dopo aver ingerito in dose massicce Guinness come unico liquido per alcuni giorni il suo retrogusto amaro scomparve e diventò una tranquilla abitudine!!!

Ancora oggi, in alcune ore del giorno, preferisco la birra al vino e non sono in grado di rinunciare ad essa nelle seguenti situazioni: (Pizza+birra), (Hamburger+Birra), (Patatine fritte+Birra), (Pall Mall blu+Birra). Per il resto il vino vince 2-0 senza supplementari.

p.s. Alle irlandesi piacciono gli italiani basta che siano puliti, benestanti, belli e simpatici (però questa è un'altra storia e ne parleremo in altre occasioni). Non ditelo a nessuno!ssssccccc....
Categorie: Vini e Birre
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icon date 21:40:05 | icon author Dario Aspesani

Guillermo Portabales 1911-1970

El creador de la Guajira de saloon.    A CURA DI DARIO ASPESANI

 

Josè Guillermo Quesada del Castillo meglio conosciuto come Guillermo Portabales nacque a Rodas nella provincia di Las Villas (Cuba) il 6 aprile 1911 in una modesta famiglia.  Perde il padre all’eta di 6 anni e il cognome Portabales lo eredita dal patrigno Andrès Portabales. All’età di 7 anni è apprendista tipografo a Cienfuegos. Nel frattempo impara l’importante arte della “Guitarra limpia  e debutta ufficialmente nel 1928 alla CMHI (un’importante stazione radiofonica di Cienfuegos). Inizia il difficile percorso legato al bolero, al tango ed al “son” (genere appena nato nella isla grande ad opera di Miguel Matamoros).  Scrisse pochissime canzoni (la più celebre ancora eseguita in tutto il mondo è El Carretero) ma ne interpretò a centinaia. Diventò il più richiesto interprete della musica cubana tra il 1930 ed il 1955. Scrissero per lui il M° Moya, Nico Saquito, Miguel Matamoros ed altri. Nel 1936 fu ”scritturato” da Leopoldo Fernandèz per una serie di concerti a Puertorico. Sempre nel 1936 portò al successo un brano di Antonio Fernandèz (Nico Saquito) Compay Gallo e nel 1939 fu ufficialmente consacrato nella sua Cuba con un altro brano sempre di Nico Saquito Al vaiven de mi carreta. Inizia a suonare in tutta l’america latina accompagnato sia nelle sessioni in studio che “dal vivo” dal quartetto Los guaracheros de Oriente.  Durante la prima metà degli anni ’40 scappò letteralmente da Cuba perché rifiutatosi di cantare ad una cerimonia del dittatore filo-statunitense Fulgencio Batista rifugiandosi a Puertorico. Da qui si comprendono le sue nuove canzoni (Voy a Santiago a morirme, Yo te canto Puertorico, Cuando salì de Cuba e Lamento cubano – canto della resistenza cubana). Con la deposizione di Batista ad opera dei Barbudos castristi torna all’Havana e a Santiago de Cuba riprendendo proprio da dove aveva lasciato anni prima. Nei primissimi anni ’60 è impegnato con il Trio Matamoros in una tourneè in Colombia. Di questo importante evento si realizzò un cd rarissimo dal titolo “Guillermo Portabales, los Guaracheros de Oriente y El Trio Matamoros” ristampato ancora oggi solamente in Colombia ed introvabile negli altri paesi latini. Nella sua musica ora si sente una strana influenza legata proprio alla cumbia colombiana. In seguito torna a puertorico dove morirà prematuramente in un incidente automobilistico il 25 ottobre 1970. Ancora oggi è difficile attribuire a Portabales la semplice etichetta di cantante o di musicista. Una voce calda, fenomenale, pasional e ben temperata unita ad una tecnica di chitarra a barrè con plettro a pollice ricca di riff fanno di lui l’interprete per eccellezza della musica tradicional cubana.

Di Guillermo Portabales restano a noi molte incisioni tra cui El Carretero, Amorosa Guajira, Aquì està Portabales, Cuiadito Compay Gallo ecc.

 

NOTE

 

La guajira de saloon. È questo un genere musicale, creato da Portabales, particolare, dove, gli accordi si accavallano in controtempo ed hanno il loro accento forte a metà battuta creando una sorta di accompagnamento sincopato, la ritmica è simile a quella del bolero ma la tonalità di partenza è sempre minore. La gujira come gli altri generi cubani è a struttura “aperta” ovvero non ha schemi rigidi e si può mischiare con altri generi. La mezcla è perfetta quando la gujira incontra il son creando la guajira son.

La fortuna della musica cubana sta proprio, nel fatto, che, si può mischiare con tutto o quasi, basti pensare al latin jazz, al mambo, alla salsa e al guaguancò con il son.

 

Pezzi consigliati:

El Carretero – genere Guajira (tipico esempio di Gujira de saloon ) autore: G. Portabales  - ristampa World Circuit 1996 remastered gabracion 1963 –

Cumbiambia – genere Cumbia (per comprendere l’intrusione della Cumbia nella musica di Portabales ) autore: G. Portabales - ristampa World Circuit 1996 remastered gabracion 1963 –

Cuando salì de Cuba  - genere Bolero -autore: L. Aguillè - ristampa World Circuit 1996 remastered gabracion 1963 –

Habanera ven – genere Guajira – autore: G. Gomèz – director RuisendoRuìz 1941

Romance Guajiro – genere Guajira son – autore: C. Romero – director Ruisendo Ruìz 1941

Pan de gloria – genere son pregon – autore: G. Venegas Lloveras 1937

EL fiel enamorado – genere Bolero son – autore: M. Matamoros 1961. Dall’album Aqui està Portabales. (come spesso capita nella musica tradicional questo brano viene attribuito a più autori. Spesso questo titolo viene sostituito con Piqua mi caballo oppure Monta mi caballo ecc. ecc. però il brano è sempre quello riportato sopra El fiel enamorado di Miguel Matamoros).

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icon date 21:35:18 | icon author Dario Aspesani

Tra le due definire la migliore è difficile sia per ciò che riguarda la bellezza sia per  il talento musicale.

J. Lo è in vantaggio per il semplice fatto che oltre ad essere una cantante è anche un'attrice (non delle migliori vedi Shall we Dance dove la bella topina recita al fianco di Richard Gere) nonchè la moglie del più famoso cantante di salsa al mondo Marc Anthony. Thalia da questo punto di vista è più coerente ed è forse per questo motivo che tra le due, quella che è arrivata al grammy latino, è stata proprio la seconda. Musicalmente sono molto diverse. Thalia resta più commerciale e non riesce a spostarsi (per colpa degli arrangiatori) da quei pessimi ritmi latin-dance (io li odio ma alla gente piacciono) che, invece, in J. Lo si notano, ma restano più discreti.

        

In una delle ultime puntate della mia trasmissione radiofonica Pirata latino che conduco su Radiofm si parlava del conubium tra il fondo schiena ed il viso di J.Lo unito alla classe ed alla voce di Gloria Estefan. Il risultato per alcuni ascoltatori, ma anche per me, era il raggiungimento del "climax" della bellezza "mezclato" alla femminilità. All'essere femmina, all'essere seducente, all'essere dolce e sopratutto all'essere Donna. Tale aspirazione mia e di alcuni miei ascoltatori rimarrà essenzialmente utopica, idilliaca perchè non possediamo il bastone della creazione (e non vorremmo minimamente avere tale incombenza!).

Parlo stasera di Thalia e J. Lo per il semplice fatto che entrambe stanno conducendo quella battaglia di classe, che nel mondo dello spettacolo c'è, tra l'arte, la bellezza e la cultura latina nei confronti della cultura anglo-nordamericana. Chi la spunterà? Solo noi, statene tranquilli! Quando c'è competizione e concorrenza, come in tutte le forme di mercato libero, il "consumatore finale" ha sempre la meglio....

Un giorno avrei voglia di sentire per radio e vedere per televisione una cantante brutta, che canti in maniera strana, vestita male (più vintage che fashion) e vorrei vedere l'effetto che fà. METTETEVELO IN TESTA: PER ESSERE CANTANTI ED ARTISTI NON BISOGNA ESSERE BELLI. SE LA COSA PRINCIPALE CHE SI NOTA IN UNA O UN CANTANTE E' LA BELLEZZA MOLTO PROBABILMENTE LA VOCE E/O LO STILE (non "bucano lo schermo") PERTANTO SI POTREBBE RO DEFINIRE POCO CANTANTI MA MOLTO SUBRETTE/SHOWMAN... Rimpiango artisti come Compay Segundo, Secondo Casadei, Miguel Matamoros e tutta la gente di spettacolo "di una volta" che amava il pubblico e si spendeva per esso cercando di accontentarlo sempre e comunque senza badare troppo all'apparire ma mantenendo, una certa classe!!!

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icon date 20:03:58 | icon author Dario Aspesani
A proposito di birre...
Una leggenda metropolitana riguarda proprio la mitica festa della birra di Monaco di Baviera. (L'unica, vera ed originale festa del luppolo - L' October Fest).
Tutti penserebbero che si svolga durante l'intero mese di ottobre... Beh, non è proprio così, perchè, l' October Fest inizia il penultimo week end di settembre e termina il primo week end di ottobre!
Da loro in Germania l'October Fest non è altro che l'esatta trasposizione delle nostre feste del vino novello.
La birra che si può degustare ( a parte rari gazebi con la Weiss della Fransiskaner) è cruda, di colore ambrato tendente al rosso e veramente poco gasata e sopratutto poco alcolica.
Se poi ci si annoia, (dopo la cerimonia d'apertura con annesse sfilate delle grandi aziende produttrici di birra tipo Paulaner, hb ecc. e sopratutto dopo la cerimonia della spillatura) si può fare un giro per Monaco che è, e resta, una bella città. Vi consiglio il museo delle scienze naturali (uno dei più grandi del mondo) e perchè no (anche se non è una visita festosa) il campo di Concentramento di Dacau che si trova a poche fermate di metro dagli stands. La sensazione che ho avuto è stata strana.
In 10 km quadrati si potevano visitare:

1. Una delle feste più grandi del mondo
2. Uno dei cimiteri e luogo di torture tra i più grandi del mondo

Gli abitanti di Monaco non vanno fieri del loro passato, questo lo abbiamo saputo subito, e debbo aggiungere che noi Italiani siamo stati accolti molto bene dagli stessi a differenza degli austriaci a Innsbruck...

L'October Fest ci offre anche la possibilità di conoscere ed apprezzare la cucina tedesca (che non è proprio quella che immaginavamo prima di partire). Vi consiglio, oltre alla birra (eccelsa in ogni sua forma), i polletti amburghesi, le patate ( in tutti i modi che vengono preparate), i Wurstel ( che non hanno proprio nulla a che spartire con quelli Italiani ed europei in genere), i Crauti (che cotti e conditi come li fanno loro sono davvero ottimi) e un pasticcio di patate con una strana bistecca fatta con wurstel (di cui purtroppo non ricordo il nome) e uno strano pane a forma di "ciambella di pasqua" con il sale grosso sopra. (bona!)
Di musica se ne fa molta. Ogni stand ha la propria orchestrina e tra i pezzi forti ( e qui viene il bello) abbiamo sentito riproporre in grande stile brani dei Ricchi e Poveri e persino Romagna mia di Casadei!!! (Stì tedeschi, se non li conosci non ci credi)...

Ultima cosa: vi consiglio di prenotarvi un albergo in anticipo. Non andate all'aventura rischierete di rimanere senza un posto per  dormire!
Categorie: Vini e Birre
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icon date 16:32:24 | icon author Dario Aspesani
6 novembre 2006
Oye! Se vi interessa veramente la musica latina non potete perdervi il mio programma radiofonico PIRATA LATINO in onda ogni lunedi dalle 14 alle 16 su RADIO FM. A proposito... le frequenze sono: 104.5 mentre se siete fuori copertura del nostro ponte radio potete ascoltare il programma via internet dove abbiamo collegato anche una web cam che ci riprende mentre vi intratteniamo in diretta dal sito www.radiofm.net



Oltre a farvi ascoltare salsa merengue e bachata vi proporro' anche molto pop latino, che va molto di moda in sud america, e qualche reggae ton, cumbia, son ecc. Vi ricordo che tanta musica latina viene prodotta a Miami e New York pertanto queste argomentazioni rientrano anche nella categoria musica nord americana (che non è solo rock - blues - jazz e metal!!!)

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icon date 19:35:23 | icon author Dario Aspesani
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