13 luglio 2010
(il Governo del Perù ha siglato anni fa un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti per il disboscamento di migliaia di ettari di foresta amazzonica per la fabbricazione di Biodisel). Un libero scambio presuppone che non sia violata la libertà delle persone che vivono in quella zona... Mi domando, per quale motivo, la parola libertà è sempre una costante di parte? L'Unesco spende milioni di dollari nell'individuazione, promozione e tutela in zone protette del mondo come le capanne di paglia e fango dell'africa ma si dimentica della foresta amazzonica! La foresta amazzonica non è forse il polmone del mondo? E se si, perchè non si attuano soluzioni in merito? Obama che fa tanto il liberal dove accidenti sta? di seguito riporto delle news su Padre Bartolini. (Dario Aspesani) Padre Mario Bartolini e la sua difesa degli indios dell’Amazzonia 12 luglio 2010 In Perù si fa sempre più difficile la condizione di vita dei missionari stranieri che operano al fianco degli indigeni in difesa dei diritti umani e della foresta Amazzonica. Le autorità li accusano di essere agitatori politici più che operatori pastorali. L’ultimo caso riguarda il passionista italiano Mario Bartolini che rischia di essere espulso dal Paese dopo una lunga vicenda giudiziaria basata sull’accusa di aver istigato gli indios a ribellarsi. La sentenza non è stata ancora pronunciata. La pubblica accusa ha chiesto 11 anni di carcere. La magistratura locale, il 15 giugno scorso, si è riservata di decidere entro la fine di luglio. Il timore è che anche padre Mario Bartolini, parroco di Barranquita, nella regione del Yurimaguas, dopo oltre 30 anni trascorsi nelle comunità locali del Perù, sarà costretto ad abbandonare il Paese. Una sorte identica a quella di Paul Mc Auley, un lasalliano britannico, che dovrà impugnare il provvedimento di espulsione a suo carico notificatogli lo scorso 2 luglio dopo anni di denunce sul fronte ambientale. Identico anche il quadro accusatorio: le autorità li considerano leader occulti delle proteste indigene degli ultimi tempi, culminate con quelle della primavera del 2009 in cui, dopo l’intervento della polizia, persero la vita decine di persone. I nativi mirano a difendere l’unica risorsa a disposizione: la propria terra, una porzione della foresta Amazzonica in cui vivono 27 tribù per un totale di 11 mila persone. Le autorità, invece – affermano gli indios – in nome dell’Accordo di Libero Scambio con gli Stati Uniti, vogliono disboscare la zona per concederla alle multinazionali del petrolio. Si tratta di 30 mila ettari di terreni che saranno destinati anche alla coltivazione di alberi oleosi per la produzione di biodiesel. Le comunità locali, temono l’inquinamento, e, soprattutto, dopo l’esproprio, la deportazione dai luoghi in cui abitano da molte generazioni. Padre Bartolini ha sempre negato l’accusa di dedicarsi ad attività politiche contro lo Stato e di aver ostacolato i servizi pubblici nel corso della mobilitazione del 2009. “Sono accuse infondate” ha affermato il religioso in una recente intervista concessa al Gruppo missionario parrocchiale di Codroipo (Udine) in cui parla del suo impegno: “Ci troviamo dinanzi ad un altro problema. Per quelli che hanno il potere economico e il potere politico il pericolo consiste in questo: questi signori hanno intenzione di ridurre la nostra gente in schiavitù. Vogliono togliere la terra alla nostra gente, per darla ad una impresa. Abbiamo fatto nostra la causa della gente umile, che non sa come difendersi. Abbiamo fatto nostra questa causa per coscienza e come sacerdoti. Una causa che ha significato insulti, oltraggi, calunnie. Questo non ci interessa, perché l’importante è salvaguardare e difendere i diritti della nostra gente”. In questi anni sono stati diversi gli esponenti della Chiesa che hanno appoggiato le rivendicazioni delle popolazioni locali. Tutti, ultimamente, sono finiti nel mirino delle autorità: è così per il vescovo di Yurimaguas, mons. José Luis Astigarraga Lizarralde, per quello di Chulucanas, mons. Turley Murphy Daniel Thomas, e per il sacerdote gesuita Francisco Muguiro.
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Il missionario passionista Padre Mario Bartolini, originario di Roccafluvione (AP) e della Diocesi di Fermo, da 31 anni si trova in missione nella foresta amazzonica peruviana a servizio delle comunità indigene. Da qualche anno, il Governo del Perù in ottemperanza al trattato del libero commercio che ha siglato con gli Stati Uniti, ma contravvenendo alle convenzioni internazionali che difendono le comunità indigene ha ceduto porzioni immense di foresta a delle multinazionali per lo sfruttamento commerciale della stessa, senza riguardo alle popolazioni che vi vivono da sempre. Padre Mario Bartolini con la sua missione di Barranquita nel Vicariato Apostolico di Yurimaguas, si è trovato nell’occhio del ciclone e da subito si è schierato con le comunità indigene a difesa del loro diritto a continuare a vivere nella terra dei loro padri. Per questa sua lotta a difesa delle comunità indigene, lotta che porta avanti anche grazie alla sua radio parrocchiale, Padre Mario viene perseguitato da anni sia con dirette minacce di morte sia con ripetuti processi che lo vedono imputato di attività antigovernative. Lo scorso anno, il 5 giugno 2009, in una regione attigua a quella dove lui vive, l’esercito peruviano sparò contro le manifestazioni pacifiche degli indigeni causando un numero imprecisato di morti, sicuramente oltre i 200 morti. Anche in questa occasione il Padre Mario Bartolini venne accusato di attività terroristica e antigovernativa, sempre per lo steso motivo di schierarsi decisamente dalla parte degli indigeni e della salvaguardia della foresta. Attualmente è di nuovo sotto processo e si attende la sentenza per il 15 giugno, una sentenza che potrebbe aprirgli le porte del carcere (l’accusa ha chiesto 11 anni di carcere); in una lettera scritta alla sua parrocchia di Roccafluvione Padre Mario esprime anche il suo timore di venire ucciso. Essendo venuti a conoscenza della grave situazione in cui versa questo missionario della nostra stessa diocesi, la nostra associazione missionaria (ALOE Onlus) che opera a favore di tutti i missionari originari della diocesi di Fermo, si è attivata, insieme alla sua famiglia, per sensibilizzare più realtà possibili alla sorte di questo missionario con l’obiettivo di raggiungere e far pressione sul Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini affinché intervenga presso il Governo Peruviano. Oltre ad aver dato vita ad un gruppo di sostegno sui Facebook (sosteniamo Padre Mario Bartolini External link ), abbiamo attivato dal nostro sito www.aloemission.org External link una campagna a favore di Padre Mario Bartolini che comprende una raccolta di firme sia online (sul sito stesso) che attraverso banchetti pubblici per la firma manuale, ma anche l’invito a spedire un fax direttamente al Ministro Franco Frattini per sensibilizzarlo alla vicenda di Padre Mario Bartolini. La nostra pressione sulle istituzioni politiche locali ha prodotto l’adesione ufficiale dei Consigli Provinciali di Ascoli Piceno (18 maggio) e di Fermo (25 maggio) che hanno votato all’unanimità una delibera che impegna i due Presidenti di Provincia a farsi portavoce presso il Ministro Frattini. La stessa Regine Marche nel Consiglio Regionale del 25 maggio ha votato una delibera che impegna il Presidente della regione a fare altrettanto. Tramite amici politici di diversi schieramenti, siamo riusciti a sensibilizzare anche il livello nazionale della politica, anche se non abbiamo a tutt’ora alcuna risonanza pubblica di questo fatto. Dal punto di vista ecclesiale abbiamo ottenuto l’impegno del Vescovo di Fermo di portare la questione alla Conferenza Episcopale Marchigiana. Dal punto di vista della comunicazione pubblica invece non siamo riusciti a far uscire la notizia oltre i giornali locali che se ne sono interessati solo nella cronaca di Ascoli Piceno. Il TG3 Regionale delle Marche ha dato la notizia sabato 22 maggio, come pure ha fatto il Giornale Radio Rai dello stesso giorno. Poi più niente. Ancona, 16 giugno 2010 - L'udienza per decidere le sorti del missionario italiano Mario Bartolini, accusato dal Tribunale del Perù di aver istigato gli indios dell’Amazzonia a ribellarsi contro le autorità, è stata rinviata al mese prossimo. Lo ha reso noto lo stesso Bartolini, precisando che il tribunale ha preso tale decisione "a causa dell’eccessivo carico di lavoro" del presidente della corte della città di Yurimaguas (circa 800 km da Lima) Julio Aquino, il quale ha rinviato la sentenza al mese di luglio. In breve: Padre Bartolini (72, di Ascoli Piceno), accusato dalla giustizia locale proprio di ’istigazione alla rivolta’. Per lui, l’accusa ha chiesto undici anni di carcere. Il religioso vive in Amazzonia da più di 30 anni ed è molto noto nella zona. Regge la parrocchia di Barranquita, un villaggio della provincia di Lamas senza luce elettrica, ed ha la residenza in Perù, pur avendo conservato la cittadinanza italiana. Sacerdote passionista, è diventato una figura carismatica per i nativi grazie ad una piccola emittente radio, la ‘Voz de Cainarachi’, dalla quale ha invitato la popolazione della foresta ad opporsi allo sfruttamento delle risorse dell’Amazzonia. Il religioso è stato più volte denunciato per aver ostacolato i piani del gruppo Romero, multinazionale del biodiesel che agisce sul territorio della sua parrocchia.
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