16 maggio 2010
SOSTENIAMO LA LOTTA DI P. MARIO BARTOLINI DIFENSORE DEGLI INDIOS E DELLA FORESTA PERUVIANA CONTRO LE MIRE DISTRUTTRICI DELLE MULTINAZIONALI P. Mario Bartolini è un missionario dell'ordine dei Padri Passionisti, nato a Valcinante di Roccafluvione (AP) il 25/11/1938. Ordinato prete nel 1965, nell'aprile del 1968 partì in missione per l'Indonesia, destinato nell'isola di Borneo ove rimase fino al giugno del 1977. Nel 1978 partiva nuovamente in missione per raggiungere la foresta del Perù alle dipendenze del Vicariato Apostolico di Yurimaguas, missione tenuta dai PP. Passionisti della Provincia del Sacro Cuore di Bilbao (Spagna). Attualmente, all'età di 71 anni, padre Mario si trova tuttora nella foresta amazzonica peruviana, nella stessa zona di Yurimaguas, dove sta difendendo i diritti delle comunità indigene di quel territorio. Si tratta di popolazioni che vivono da sempre nella foresta. Alcune multinazionali vorrebbero sottrarre agli indios la terra, cioè l'unica risorsa e bene che hanno. In particolare la Romero Group, con la complicità del governo, intende trasformare una immensa porzione di foresta in piantagioni per il biodiesel o altre forme di sfruttamento del territorio, senza alcun riguardo per le popolazioni che da millenni abitano, vivono e custodiscono per il mondo intero questa foresta. Lo scorso anno, il 5 giugno 2009, in una regione attigua, a Bagua per le stesse motivazioni l'esercito peruviano, per difendere i "diritti" delle multinazionali ha sparato su una manifestazione di indigeni che difendevano le loro terre e ha fatto decine di morti, secondo alcune fonte anche dai 100 ai 150[1]. A Yurimaguas, dove vive p. Mario Bartolini sta succedendo la stessa cosa, ma qui il capo ‘terrorista' sembra essere lo stesso missionario, secondo le informazioni tendenziose fatte circolare dalla multinazionale[2]. La radio della sua parrocchia di Barranquida, che in questi anni è stata la voce degli indios e degli oppressi, negli stessi giorni degli avvenimenti di Bagua subì un attentato che tentò di metterla a tacere. Ma con grande sforzo, dopo un mese essa tornò a farsi portavoce degli ultimi, contro i potenti. In quel contesto i giornali La Repubblica e Corriere della Sera, pubblicarono due articoli[3] su padre Mario Bartolini, articoli che però non ebbero alcun seguito. In questi ultimi tre anni, P. Mario ha già subito diversi processi, ai quali è stato sino ad ora sempre assolto. Nel gennaio del 2010 si sono espressi in favore della lotta dei padre Mario Bartolini a favore degli indios, anche un gruppo di missionari fidei donum italiani riuniti a Lima[4], ma un assordante silenzio ha dominato sia le autorità politiche italiane che le autorità ecclesiali nei confronti di questo cittadino italiano esposto alla ritorsione violenta di chi vede mettere in discussione ingenti interessi economici dall'azione di questo missionario degli indios. Su Youtube sono disponibili diversi video-interviste fatte al missionario, molto interessanti per ascoltare dalla sua viva vive tutta la problematica e la storia connessa.[5] In questi giorni si trova di nuovo, per la sesta volta, sotto processo e si è in attesa della sentenza. Nella settimana scorsa hanno fatto le loro arringhe sia l'accusa (che ha chiesto 11 anni di carcere) che la difesa. Ci sono spiragli di ottimismo, ma la situazione è ancora del tutto imprevedibile. A conclusione di questo processo, p. Mario dovrà ancora subire un altro processo già istruito, dove nei banchi dell'accusa siederà addirittura il governo locale. L'accusa è sempre la stessa: agitatore sociale, attività antigovernativa, e sempre per la stessa motivazione: essere a fianco degli indios per difendere la loro terra. P. Mario ha ricevuto diverse minacce di morte. A Pasqua ha scritto alla sua parrocchia di Roccafluvione una lettera accorata dove mette in guardia davanti ad una possibile notizia della sua uccisione (allegato 1). In realtà quando risulterà chiaro che tutta la strategia di intimidazione che sta dietro a questi diversi processi, non otterrà l'effetto desiderato, quello cioè di cacciare il missionario dal territorio e lasciare le organizzazioni indigene senza alcun appoggio, allora la tentazione di liberarsene con metodi più spicci, provocando un qualsiasi "incidente" al missionario, sarà molto alta. Padre Mario infatti è assolutamente determinato a portare avanti la sua lotta in favore degli indios senza sconti. Qualche tempo fa ebbe a dichiarare in una intervista con la coordinatrice della radio nazionale: "Se vogliono ammazzarmi che mi ammazzino. Io ho detto sempre che un curato è la cosa più facile da ammazzare. Non ho chiesto mai garanzie per la mia vita e neanche in questa occasione lo faccio". La lettera indirizzata nel mese di marzo alla sua parrocchia di Roccafluvione ha allarmato soprattutto la sua famiglia, in particolare il fratello gemello Francesco Bartolini, e gli amici più stretti. In essa infatti P. Mario così scrive: "Non vi dovete sorprendere se un giorno leggerete la notizia: .... è stato ucciso ... La eliminazione diretta ed impune di quelli che il Governo ed i gruppi di potere economico ritengono "oppositori" è una pratica comune e quasi legalizzata". Nel 2007 p. Mario aveva già indirizzato un'altra lettera drammatica che era stata pubblicata nel settimanale della diocesi di Ascoli "Vita Picena", ma niente era stato poi fatto seguire a quel grido di allarme (Allegato 2). Il giorno 22 aprile u.s., giorno internazionale della terra, è stata organizzata a Roccafluvione una fiaccolata a sostegno di p. Mario con lo slogan "Salviamo il pianeta, aiutando padre Mario Bartolini"[6]. In questa occasione il regista televisivo Bargiacchi Maurizio ha cercato di smuovere le acque ottenendo dal presidente della provincia di Ascoli la promessa di interessarsi direttamente presso il Ministro degli Esteri Frattini e mandando lui stesso un fax al Ministro degli Esteri (Allegato 3). Sono stati prodotti articoli e servizi sui mezzi di comunicazione locali. L'associazione Aloe ha invitato Francesco Bartolini, fratello gemello di p. Mario, per una testimonianza all'interno della Marcia della Solidarietà Smerillo-Montefalcone. In questa occasione l'associazione Aloe ha deciso di "adottare" questo missionario e la sua lotta a favore degli Indios peruviani. E' necessario quindi creare una sinergia fra diverse realtà sensibili alla lotta di padre Mario Bartolini; non possiamo permetterci di lasciare il missionario a combattere da solo. Si tratta di un cittadino italiano, di un cittadino marchigiano, ascolano quanto a provincia, fermano quanto a diocesi che sta portando alto il valore della solidarietà, del rispetto dei diritti umani, della protezione dell'ecosistema da chi vorrebbe tutto ridurre a pattumiera dell'umanità con uno sconsiderato modello di sviluppo che significa morte e distruzione per molti e ricchezza insanguinata per pochi. Dobbiamo impegnarci a suscitare un movimento di opinione pubblica per riuscire in qualche modo a far pressione sul governo peruviano che si faccia garante dell'incolumità di p. Mario e della sua azione a favore delle comunità indigene. Bisogna raggiungere il Ministero degli Esteri italiano. Dobbiamo far in modo che le autorità provinciali delle Marche si impegnino a far pressione sul Ministero degli Esteri perché intervenga presso l'ambasciata peruviana e presso lo stesso governo peruviano a favore del nostro concittadino Padre Mario Bartolini che da trent'anni è al servizio della gente peruviana più povera e indifesa, al servizio di un progetto di società basato sul rispetto della dignità umana di tutti gli abitanti del pianeta e dello stesso ecosistema come ‘casa' degli uomini, contro tutte le speculazioni di un modello di sviluppo falso e portatore di morte. Facciamo quindi un appello alle autorità politiche e alle autorità ecclesiastiche perché si muovano subito e ai livelli giusti per salvare padre Mario e con lui il pianeta terra. Ci rivolgiamo in particolare ai Presidenti delle Cinque Provincie Marchigiane, al Presidente della Regione Marche, ai partiti politici che per una volta tanto potrebbero attivarsi in maniera bipartisan, ai sindacati dei lavoratori, a tutte le associazioni di volontariato, alla Società Civile perché tutti insieme si faccia pressione presso le autorità del Governo italiano ed in particolare del Ministero degli Esteri affinché intervengano tempestivamente presso il Governo peruviano. Ma facciamo appello anche alle autorità della Diocesi di Fermo, di cui P. Mario Bartolini fa parte, e alla Conferenza Episcopale Marchigiana, perché si attivino presso lo stesso Vaticano in favore del missionario in pericolo di vita. Non abbiamo alcun bisogno di un martire in più, ma di una presa di coscienza collettiva che chi spende la sua vita per la solidarietà e per la difesa dei diritti umani deve essere a sua volta difeso e lasciato libero di agire. per maggiori info e per scaricare il modulo per la petizione vai al sito: www.aloemission.org
Categorie: Politica estera
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icon date 12:59:46 | icon author Dario Aspesani
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