12 luglio 2020

 

 

E’ finalmente on line l’attesissimo album della cantautrice marchigiana Lara Giancarli. “Resto Ferma” è un viaggio musicale contaminato di sonorità world, cantautorali e popolari.

La cantautrice porta in rassegna molte tematiche inerenti la sofferenza dei popoli, degli ultimi, degli emarginati dando loro dignità, una parola spesso dimenticata dalle popolazioni più industrializzate a discapito dei popoli “emergenti”.

“Resto Ferma” è un lavoro profondo, per certi versi stringato, multiforme che convoglia la redenzione degli ultimi con la sensibilità umana spesso bistrattata.

“Resto Ferma” non è un disco per tutti o per tutte le stagioni, regala emozioni, ha i suoi canoni, diverse linee di ascolto.

Le grida più recondite degli “ultimi”, prendono vita, ritornano in auge, più forti, più vere. Questo è un disco crudo, si nota anche in alcuni arrangiamenti minimalisti ma decisamente incisivi e forzuti.

A mio avviso Lara Giancarli è una delle migliori cantautrici del panorama nazionale, sempre vera, sempre pura e senza secondi fini. Non confida nelle “ruffianerie” da cantantina Pop, preferisce dire la verità sempre e comunque in barba ad ogni cosa. Tale virtù già di per sé merita il massimo rispetto.

Il disco composto da sette tracce porta in musica storie vere, di tutti i giorni, utilizzando un po’ la tecnica di Woody Guthrie, parlare degli ultimi, perché loro stessi sono depositari di verità.

L’album si apre con la splendida “Maledetto giorno”, un brano che nella sua breve durata offre ore ed ore di riflessione…

Il secondo brano più intimista che da il titolo all’album è appunto “Resto Ferma”.

La ritmica “world” torna nel terzo brano “Margarita”, una storia vera…

Il quarto brano “Luna Luna bella”, la mia preferita è un tributo alla sua lingua nativa in dialetto Chiaravallese con annessa introduzione recitativa, dove, nella parte finale “bussa alla porta” il ritmo in ¾ della chitarra classica.

Il quinto brano “Fionda tesa” nella sua grammatica contestativa e molto “West coast” fine anni ’60 celebra tutta la “Verve” della cantautrice e i suoi respiri di un rock vissuto e metabolizzato.

Il sesto brano “Viva viva il Natale” è una vera e propria ballata ironica sugli stereotipi consumisti della civilità in cui viviamo. Lara Giancarli riesce a distruggere egregiamente e sapientemente tutti gli stereotipi consumistici di cui siamo vittime disilluse.

La conclusione del disco arriva con un intro di organo vintage ed un recitativo “Il vecchio e il pesce”. La cantautrice ci lascia un minuto e mezzo di musica per farci riflettere proprio alla fine di questo brano.

La produzione dell’ album è di Gabriele Palazzi per conto della Funny Records, il disco è stato registrato presso il WorldLand studios.

Per ascoltare il disco clicca qui

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icon date 23:40:45 | icon author Dario Aspesani

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